Block, Sansone, Sepe e gli altri in dialogo con ScalzaBanda
Corriere del Mezzogiorno [28 dicembre 2023]
Musica per tutti i gusti, dal popolare al jazz, dal cantautorato al progressive rock, stasera a &ldaquo;ScalzEvening - Artisti per la ScalzaBanda&rdaquo;, l’evento organizzato da ScalzaBanda e Teatri 35, in collaborazione con le Scalze. Il concertone si svolgerà infatti a partire dalle 19.30 nel Complesso Monumentale seicentesco di San Giuseppe delle Scalze a salita Pontecorvo 65 per il progetto &ldaquo;Napoli Città della Musica&rdaquo;. L’ingresso è gratuito e l’accesso è consentito fino ad esaurimento posti. L’idea è quella di far dialogare famosi musicisti napoletani con l’orchestra di giovanissimi del progetto Scalzabanda nato nel 2012 dalla volontà di usare la musica come strumento di inclusione e contaminazione. Idea che ha funzionato e come, visto l’attuale coinvolgimento di circa 100 fra ragazzi e bambini tra i 5 e i 20 anni, provenienti da contesti socio-culturali molto eterogenei. Alla serata organizzata dalla costumista Annalisa Ciaramella ci saranno la cantautrice Amada (Annalisa Madonna) che presenterà il suo nuovo album multietnico &ldaquo;Nove Piccoli Sorsi di Mare&rdaquo;, gli Ars nova con il loro neofolk, il cantautore Giovanni Block con il suo ultimo cd &ldaquo;Retrò&rdaquo;, e poi la talentuosa ed eclettica voce di Simona Boo, il pianista e fisarmonicista Giosi Cincotti, gli attori Antonello Cossia e Luigi Esposito, il geniale sassofonista Daniele Sepe, Dario Sansone inconfondibile voce dei Foja e Lino Vairetti, fondatore, voce e band leader degli storici Osanna. L’evento sarà presentato da Enzo Attanasio. Infine saranno esposte anche alcune opere donate alla ScalzaBanda dal laboratorio di pittura collettiva &ldaquo;C’è qualcuno lì dentro? Un viaggio per immagini e parole oltre l’autismo&rdaquo; a cura di Caroline Peyron e una selezione di opere di Tommaso Moscarelli.
(S. de St.)
Da Montesanto a Cuba: che festa per la ScalzaBanda
L’Orchestra di giovanissimi napoletani in viaggio a L’Avana: incontri, concerti e lezioni
la Repubblica NAPOLI [1 settembre 2022]
Diciotto giovani musicisti dai 12 ai 20 anni. Tutti appartenenti alla ScalzaBanda, l’orchestra giovanile di Montesanto che attraverso la pratica musicale collettiva costruisce percorsi di integrazione sociale. Tutti in trasferta a Cuba, in questi giorni, su invito del locale ministero della Cultura. Che ha voluto la ScalzaBanda napoletana per uno scambio culturale in occasione delle celebrazioni della giornata del Repentismo, un genere musicale (e poetico) che l’Unesco riconosce come patrimonio nazionale cubano. E i giovani musicisti che negli anni scorsi sono già stati in Argentina e in Portogallo e collaborano, tra gli altri, con Vinicio Capossela, Daniele Sepe e i Foja, hanno portato a Cuba la loro esperienza e le sonorità napoletane. Uno scambio che li ha visti esibirsi a l’Avana prima e nella provincia di Mayabeque, poi. Nei centri culturali e giovanili, sui palcoscenici e persino in strada: per loro, per i giovani della ScalzaBanda e per i coetanei musicisti cubani che li affiancano, il governo chiude un occhio, evitando di disperdere chi si esibisce per strada, chi suona e balla all’aperto senza permesso. E i ragazzi della ScalzaBanda, guidati dalla responsabile Antonella Liccardo (ad accompagnare i musicisti un gruppo di dieci tutor), hanno portato a Cuba non solo la musica e l’esperienza della loro banda, ma anche il convincimento che attraverso la musica passino messaggi culturali che avvicinano i popoli. Soprattutto se la loro economia soffre per l’embargo imposto dai paesi occidentali e l’instabilità economica globale si riflette sulla fragile società di Cuba. Dove i ragazzi della ScalzaBanda, ospiti a Mayabeque delle famiglie dei musicisti locali, in case dove la corrente elettrica è disponibile solo poche ore al giorno, ma dove l’accoglienza è calorosa, hanno portato medicinali e genieri di prima necessità. In cambio, lezioni di salsa e di repentismo. Di improvvisazione musicale e composizione poetica. Dunque incontri, concerti didattici, lezioni per giungere infine (il 5 settembre si conclude il festival del Repentismo) all’integrazione delle orchestre cubane e napoletane, invitate a suonare insieme: ScalzaBanda ed Ensemble di L’Avana e della Casa de la Décima de Mayabeque, in un repertorio internazionale. Ad iniziare da “Bella Ciao”, il canto popolare della Resistenza italiana, intonato e ballato dai musicisti de L’Avana in omaggio ai ragazzi di Montesanto.
(Bianca De Fazio)
Orchestre juniores riunite: cento musicisti
Nella Galleria Umberto I
Il Mattino [24 febbraio 2019]
Cinquanta i ragazzi accorsi da Lombardia, Piemonte, Lazio, Abruzzo e Sicilia, per unirsi agli altri 50 adolescenti del quartiere di Montesanto, che compongono la ScalzaBanda, per il concerto in programma alle 12 in Galleria Umberto I per il «Musba fest»: il primo raduno delle bande e orchestre giovanili della Campania, organizzato cinque anni fa dalla onlus, oggi si estende al territorio nazionale grazie all’iniziativa dell’associazione che ha lanciato l’orchestra juniores napoletana. I cinquanta ragazzi «stranieri» saranno ospitati dalle famiglie dei baby-musicisti napoletani, per favorire l’inclusione e l’integrazione.
Le orchestre, composte per lo più da ottoni, legni e percussioni, hanno provato insieme per la prima e unica volta ieri pomeriggio, e si esibiranno con brani dei Deep Purple, Charlie Mingus e Quincy Jones, omaggiando il contingente siciliano con «Vitti na crozza» e indossando vestiti e cappelli colorati, tutti diversi tra loro, per rafforzare l’idea di multiculturalità su cui si basa il progetto.
La promozione dello scambio culturale e della creatività tra giovani di diverse estrazioni sociali attraverso la musica è, infatti, l’obiettivo dell’associazione, che dal 2012 permette ai ragazzi del quartiere di esercitarsi nella scoperta e nella pratica dei vari strumenti musicali sull’onda del successo del metodo Abreu, organizzando corsi gratuiti per giovani ed adulti alle prime armi e attrezzando una sala prove negli spazi della chiesa degli Scalzi.
Le aggregazioni tra le varie associazioni sono continue, il 3 marzo l’orchestra si esibirà al teatro Bellini e donerà il ricavato alla raccolta fondi dell’associazione dei genitori dell’oncologia pediatrica.
(Alessandra Farro)
La ScalzaBanda coraggiosa: a Napoli la musica è per tutti
Un progetto inclusivo e pionieristico nel quartiere Montesanto
La Stampa [26 maggio 2018]
Compie sei anni un progetto coraggioso portato avanti nel quartiere Montesanto, nel centro storico di Napoli, presso il complesso monumentale di San Giuseppe delle Scalze (sede del Coordinamento «Le Scalze» - Laboratori Socio-culturali). Tutto cominciò nel 2012 quando, nel solco delle bande tradizionali, si decise di dare vita a un esperimento di «valori sociali condivisi» in nome della musica. L’esperimento venne chiamato «ScalzaBanda» e si rivelò presto una scommessa felice.
Oggi la ScalzaBanda è consolidata e accoglie ben cinquanta bambini dai sette anni in su, coinvolti tramite l’informazione diffusa sul territorio anche a mezzo di alcune scuole. Sono disponibili sei classi di strumento: clarinetto, corno francese, flauto traverso, oboe, tromba e percussioni che formano, rispettivamente, ScalzaClarinetti, ScalzaCorni, ScalzaFlauti, ScalzaOboi, ScalzaTrombe e le imprescindibili ScalzaPercussioni. Nessun problema per gli strumenti che, in caso di bisogno, vengono affidati ai piccoli in le ragazze e i ragazzicomodato d’uso gratuito. Punto di forza del progetto è l’eterogeneità del gruppo che accoglie tutti, più e meno fortunati, figli di extracomunitari e bimbi diversamente abili. Ognuno di loro partecipa attivamente e gioiosamente alla vita della «comunità-quartiere».
Un presidio contro il disagio e l’abbandono scolastico. Ma anche un quotidiano esercizio di bellezza e civismo. Per liberare le straordinarie potenzialità di fantasia e dedizione che contraddistinguono i bambini. Entusiasmo contagioso che poggia sul lavoro volontario degli organizzatori. La ScalzaBanda vive di donazioni di privati e fondazioni. Se le risorse possono essere relative, certo energia e inventiva non mancano. La ScalzaBanda si è avviata come esperienza pionieristica carica di curiosità e slancio. Ormai è consapevole di costituire un modello formativo di successo e può orgogliosamente proporsi quale «progetto pilota». In un’ottica di inclusione. E con varie iniziative: laboratori collettivi di canto corale e ritmica, ascolto guidato di brani di musica classica, presenza a concerti e partecipazione a workshop musicali. Tutte le attività sono gratuite.
Si è pensato anche a musicisti più giovani, dai quattro ai sette anni. Sono quindici. Compongono la ScalzaBandina. Su misura per loro è stato realizzato un corso di propedeutica musicale. Ma non è tutto. Sempre nel 2012 sono nate anche le classi per adulti. Principianti che per i più diversi motivi non hanno avuto l’occasione di cimentarsi nello studio di uno strumento musicale possono mettersi alla prova ed esaudire il sogno. A questo scopo si aprono le porte della ScalzaBandona. Regola vuole che nessuno resti fuori: adulti e bambini condividono il programma di lezioni e il repertorio. Il dialogo intergenerazionale intessuto tra le righe del pentagramma è garantito. Comuni anche le esibizioni in occasione di eventi che riguardano il quartiere. E quando c’è, la banda con i suoi cento e più elementi dai quattro ai settant’anni si impone all’attenzione.
Già molte e importanti le performances della ScalzaBanda, anche in contesti di particolare prestigio e con un significativo supporto di collaborazioni. Come la Festa Europea della Musica alla Casina Pompeiana, le Giornate di studio «La mappa e il territorio» dell’Associazione «Maestri di strada» al Teatro San Ferdinando, l’Oplà Festival all’Auditorium di Scampia, il Festival «NaMusica» del Maggio dei Monumenti nella Chiesa di San Giuseppe delle Scalze, l’Evento Light di «La notte dei ricercatori» a Città della Scienza, il Festival Mann al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e la presentazione di CONCertosa «suonare e lottare in memoria di José Abreu» alla Certosa e al Museo Nazionale di San Martino per la Festa dei Musei.
Per la didattica la ScalzaBanda punta sulla competenza e si avvale dell’opera di sette insegnanti di strumento, di un compositore-arrangiatore, di un insegnante di canto corale, di due direttori d’orchestra, e di un insegnante di ascolto guidato di musica classica. Il lavoro del team educativo comprende, oltre all’insegnamento, il coordinamento e la progettazione, la cura dei rapporti con le famiglie e con le istituzioni musicali, la grafica e la produzione di composizioni e arrangiamenti. Una grande mole di impegno animato dal convincimento che ne vale proprio la pena. La ScalzaBanda fornisce sul suo sito tutti i riferimenti per chi voglia sostenerla: www.scalzabanda.org ed è presente su Facebook.
(Rita Italiano)
Alle Scalze apre la sala prove per musicisti professionisti e ragazzi del quartiere
Il Mattino.it [17 ottobre 2017]
Napoli. Durante il pomeriggio di domenica all’interno del complesso di San Giuseppe delle Scalze, con una non stop musicale che tra arrangiamenti e prove ha visto alternarsi i ragazzi della ScalzaBanda, Gnut, Foja e Daniele Sepe, è stata inaugurata la sala prove fruibile gratuitamente dagli abitanti del quartiere di Montesanto, dai musicisti, dai curiosi che vorranno apprendere tecniche di arrangiamento, scrittura musicale o vjing.
La sala rientra nell’insieme dei progetti perseguiti e realizzati dal coordinamento de “Le Scalze”, il gruppo di associazioni che a partire dal 2010 si prende cura del complesso omonimo proponendo un differenziato ventaglio di attività socio-culturali che perseguono finalità miranti alla valorizzazione del bene e affini alle tematiche di cittadinanza attiva e aggregazione. Nello specifico, la sala prove è stata realizzata come segmento del TeenLAB, progetto sperimentale rivolto agli adolescenti coordinato dalla ScalzaBanda onlus e finanziato dal comune di Napoli. La progettazione degli interni è stata invece curata dall’associazione Archintorno, partner del progetto TeenLAB.
Antonella Liccardo, presidente dell’associazione ScalzaBanda e coordinatrice del progetto, esponendo le motivazioni alla base ha raccontato la trasformazione del complesso concomitante con la realizzazione della sala: “Già con l’istituzione della banda musicale cinque anni fa, attraverso la disponibilità dei numerosi musicisti che abitano nel quartiere, abbiamo notato che i bambini riuscivano ad avvicinarsi molto tra loro, vivendo insieme un’esperienza aggregante veicolata dalla musica. I bambini, per così dire, dopo numerose iniziative oggi possono vantare nel proprio curriculum collaborazioni importanti con artisti come Vinicio Capossela, Gnut, i Foja o Daniele Sepe. Chi si è trovato a passare per il complesso delle Scalze di recente avrà assistito ad una metamorfosi degli spazi. Con il TeenLAB abbiamo ottenuto dei finanziamenti che ci hanno consentito una riorganizzazione degli stessi. Insieme ai ragazzi abbiamo pensato alla progettazione”. La fruizione della sala è gratuita. Ci sono però per tutti delle regole da rispettare. “La sala, attrezzata con strumentazioni professionali di grande valore, potrà essere utilizzata gratuitamente dai ragazzi secondo un calendario di prenotazione. Ai ragazzi però chiederemo in cambio un po’ del loro tempo, in qualità di responsabili della sala prove per altri musicisti che verranno a provare. Sarebbe un modo anche per responsabilizzarli, ponendosi con atteggiamenti di tutela dello spazio”. La sala diviene il punto di arrivo per il TeenLAB, ma già si configura come il punto di partenza per un’altra iniziativa: “Organizzeremo dei workshop interamente dedicati a dei generi musicali specifici. Durante queste giornate i ragazzi potranno in compagnia di musicisti professionisti sperimentare quel genere piuttosto che un altro. Saranno stimolati alla produzione con le dritte che arriveranno dai musicisti”.
Liccardo espone poi l’ultimo dei progetti lanciato durante lo scorso settembre, affine per intenti al complesso della ScalzaBanda, che a sua volta sarà inglobata dallo stesso: “Si chiama BandaLarga. Il nome allude proprio alla volontà di estendersi. Stiamo realizzando un secondo polo a piazza Mercato, ospiti dell’associazione Assogioca. Ricominceremo quindi con i ragazzini della Piazza che saranno alle prese con i laboratori musicali, in particolare per imparare a suonare uno strumento. Vogliamo creare una banda più grande, mettendo in contatto i ragazzini dei due luoghi”.
(Danilo Capone)
Vinicio Capossela e l’inno alla gioia al Rione Sanità per il festival di Sky Arte
Si conclude la prima edizione dell’evento che nel fine settimana ha inondato la città di arti visive, musica, attori, scrittori, fotografi.
la Repubblica NAPOLI [8 maggio 2017]
Vinicio Capossela sale in palcoscenico indossando una camicia di forza in tributo alle poesie di Michelangelo Buonarroti. Canta e suona il clavicembalo. E finisce il concerto “In-Sanità” con una piccola processione che dal palco attraversa la navata centrale della Basilica del Monacone, giunge al sagrato — il sindaco de Magistris partecipa al vivace pellegrinaggio alle spalle del musicista — e diventa elogio a Totò e all’arte sociale e inafferrabile del pazzariello.
Ad attenderlo in piazza, un centinaio di fan che non sono potuti entrare in chiesa — lunghe e tortuose le procedure d’ingresso, peraltro — e si sono accontentati di partecipare all’oratorio guardando la proiezione sui muri esterni. Si conclude in questa maniera la prima edizione del Festival Sky Arte che nel fine settimana ha inondato la città di arti visive, musica, attori, scrittori, fotografi. A Capossela, così, tocca la serata di gala nel rione scelto a emblema della rigenerazione del territorio, come gli stessi vertici del canale televisivo hanno più volte ribadito. Negli occhi, tra i tanti flash del concerto, resta l’esecuzione de “L’uomo vivo”. Il cantastorie e scrittore, salito sul pulpito, vuole introdurre il brano: “La nostra cerimonia finisce con un inno alla gioia — dice — . Loro sono la Scalzabanda, orchestra diretta dalla maestra Manuela Albano”. Sulla balaustra che sovrasta la cripta che conduce alle catacombe di San Gaudioso, appare man mano l’ensemble composta da adolescenti che esegue la partitura della canzone. Tutta la chiesa tiene il tempo al battimani.
È uno dei momenti tangibili di questa esperienza di festival itinerante e innervante in città, che forse tra un anno avrà la seconda edizione. E lo è ancora di più pensando a quanto accaduto nei camerini. è notte oramai: sul terrazzo del bed and breakfast che fa capo alla chiesa i giovanissimi musicisti si dispongono in fila: “Signor Vinicio Capossela, possiamo avere un autografo?”.
Gli sottopongono lo spartito del pezzo suonato assieme un istante prima e Capossela li firma uno per volta. Chiede i nomi prima di aggiungere una dedica, un cuoricino disegnato a penna con fare paterno. “Io mi chiamo Zoe”. “Io invece sono Luna”.
“Luna! Zoe! ... ma che nomi avete?!”, ribatte lui, scherzoso. “Li hanno scelti i nostri genitori”, replicano ridendo le bimbe. Il brindisi al ritmo di vino bianco di Calitri è già pronto. Le facce di tutti sono un sorriso in coro, ora che il barocco del concerto lascia la sua eco al ricordo felice.
L’inedito “La danza macabra”, “Villanella che all’acqua vai”, e “Il lamento dei mendicanti” preso in prestito a Matteo Salvatore commuovono, invogliano a cercare oltre il suono già noto e già amato. è un viaggio a ritroso nei secoli, quello condotto da Capossela, che d’un tratto salpa nella sua personale Odissea e recita i versi strazianti e illuminanti della “Santissima dei naufragati” ispirata a una ballata di Coleridge. Lascia i riflettori a Marina Bruno, allieva di Roberto De Simone, per un canto dalla “Gatta Cenerentola” e torna per intonare da solista al clavicembalo una romantica versione di “Ovunque proteggi”.
Nell’orchestra diretta dal maestro Federico Maria Sardelli, esperto di strumenti antichi, brilla pure il sax napoletano di Daniele Sepe, che infettando Vinicio del verbo di Capitan Capitone traduce in “Int’ ‘o rione” la “Contrada del Chiavicone”. Vinicio calza gli stivaloni neri e cambia giacche di continuo: una nera con gli ex-voto cuciti sopra; una casacca con paglia come fosse lo spaventapasseri. Prende il colbacco, uniformi militari. Poi, ironico, la parrucca con i boccoli bianchi. Quindi veste la feluca da ammiraglio. Copre le orecchie con le mani ed evoca “Le sirene”. Allude alle “Sette opere di misericordia” di Caravaggio, cita Benedetto Croce per il “Te Deum de’ Calabresi”, celebra Bardella e la sua “Tinna nonna” sottolineando quanto sia necessario suonare “strumenti barocchi che hanno corde di animali. Di budella. Ci riportano alla grande musica che ha dato al mondo questa città nel secolo dei lumi”. Una via l’altra raccoglie le storie de “Le pleiadi”, “La notte di San Giovanni”, “Vinocolo” e “Con una rosa”. Poi alza le braccia al cielo e grida: “Miracolo!!!”. Dall’alto scendono coriandoli a coccolare gli spettatori. E l’oratorio è compiuto.
(Gianni Valentino)
«ConCertosa»: la festa dell’armonia ha per protagoniste le orchestre infantili
Il Mattino.it [13 giugno 2015]
Un allegro e corale ciclo concertistico a misura di bambine e bambini, per la gioia anche degli adulti. Una iniziativa nata per celebrare (prima, durante e dopo) la grande Festa europea della musica del 21 giugno con tre appuntamenti ospitati in uno dei luoghi più incantevoli della città: la terrazza panoramica della Certosa di San Martino, antico Belvedere dei monaci arroccato sul panorama mozzafiato del Golfo di Napoli.
Si intitola — con un grazioso gioco di parole che adombra fra il resto il profondo spirito comunitario sotteso all’iniziativa — «ConCertosa» la rassegna delle orchestre infantili di Napoli che per tre domeniche mattina, a partire da domani (alle ore 10.30), avrà come protagonisti tre gruppi giovanili che hanno fatto tesoro di un convincimento del violinista Yehudi Menuhin, ideatore nel 1994 di un progetto di integrazione sociale e interculturale attraverso la pratica musicale: «Ogni singola vita è un’opera d’arte che attende di essere espressa».
I gruppi di musicisti in erba sono la ScalzaBanda, Sanitansemble e Musica libera tutti, coinvolti nella meritoria iniziativa dal Polo museale della Campania e dall’Associazione onlus Amici di Capodimonte (info: 081/7499147 — 334 8353769) con il patrocinio del Comune di Napoli e la collaborazione di Le Nuvole Teatro stabile di innovazione e delle aziende Armando Scaturchio, Chikù gastronomia cultura tempo, Ciro Poppella e AgriPromos. Tra gli obiettivi, la valorizzazione di tre esperienze di forte inclusione sociale accanto alla promozione di un sito storico-artistico e architettonico dove la bellezza è di casa.
Si comincia dunque domani mattina alle 10.30 con la ScalzaBanda: singolare banda musicale di bimbi e bimbe del quartiere Montesanto nata nel febbraio di tre anni fa, che attualmente comprende un gruppo di 75 ragazzini dai 5 ai 16 anni provenienti da contesti sociali molto eterogenei. Un’esperienza pilota di pratica artistica, estesa anche ad adulti principianti (la «ScalzaBandona») e capace di «allargarsi», in occasioni di feste di quartiere, a ben 120 elementi tra i cinque e i 75 anni. Gemellata con il progetto italo-sudamericano di alta formazione in musica «Fronteras Musicales Abiertas», impegnata in più occasioni nelle quali si è esibita, ad esempio, con lo scrittore Stefano Benni nel «Cyrano de Bergerac» e con la brass band afro-beat di Parigi «Les Vilains Chicots», nel 2014 la ScalzaBanda ha ideato e organizzato il MusBa Fest, primo festival delle bande e orchestre giovanili della Campania, con la patecipazione gioiosa di oltre 300 ragazzi di tutta la regione, uniti da un entusiasmante concerto collettivo al Teatro Mediterraneo di Napoli per il Forum universale delle Culture.
Domenica 21 giugno, sempre alle 10.30, le «padrone di casa» Mariella Utili, direttore del Polo museale della Campania, e Rita Pastorelli, direttore della Certosa e Museo di San Martino, accoglieranno i giovani artisti del secondo gruppo in programma, Sanitansamble, nato da un percorso laboratoriale gratuito offerto dal 2008, a cura dell’Associazione L’Altra Napoli Onlus, a bambini e adolescenti del Rione Sanità tra i sei e i 16 anni. I quali, nella scia di «El Sistema» — innovativo progetto di promozione sociale e intellettuale dell’infanzia e della gioventù attraverso un percorso di didattica musicale ideato nel 1975 in Venezuela dal musicista, attivista, politico ed educatore José Antonio Abreu, che ha dato vita alla nota orchestra giovanile «Simon Bolivar» — hanno avviato una formazione personale e collettiva ”alternativa“ alla strada. Sperimentando nel tempo, con docenti qualificati, opportunità di crescita e modelli educativi con una partecipazione crescente. E inimmaginabile, in un quartiere ad alto tasso di abbandono scolastico che per le lezioni di musica, invece, registra percentuali di assenteismo inferiori a un risicato 5%. E più della metà dei ragazzi coinvolti nel progetto, inoltre, manifesta il desiderio di proseguire gli studi musicali al termine del progetto. Intanto, l’associazione Sanitansamble, costituitasi nel marzo 2014, conta e segue al momento due formazioni orchestrali: la Senior, con 32 giovani musicistai dai 13 ai 22 anni seguiti da 14 maestri; e la Junior, nata a fine anno scorso proprio grazie al successo della senior e composta di 49 bambini selezionati nel dicembre del 2014.
Last but not least, il gruppo Musica libera tutti, in scena domenica 28 giugno alle 10.30: composto attualmente da 26 elementi bambini, nasce a Scampia da un progetto inclusivo di pratiche quotidiane di crescita comunitaria «a suon di musica», portato avanti dal 2011 presso il Centro di formazione al lavoro e alla cultura «Alberto Hurtado». Una buona pratica pedagogica, gratuita e accessibile a tutti i più piccoli del quartiere, articolata in due laboratori di propedeutica musicale (musica in gioco, per bimbi dai 5 ai 7 anni) e formazione musicale (otto-dieci anni), in otto workshop di strumenti musicali (archi, fiati, percussioni, piano e chitarra) e in un laboratorio orchestrale di bambini, ragazzi e adolescenti «formati alla creazione condivisa di bellezza, ordine, armonia e ritmo tramite il linguaggio della musica», spiegano.
Un linguaggio universale. Capace di parlare al cuore di tutti. E, qualche volta, di salvare vite a rischio.
(Donatella Trotta)
Una domenica «Concertosa»
Si parte con la musica di Scalzabanda
Il 14 giugno a San Martino esibizione dell’orchestra di piccoli artisti
Il programma prevede altri appuntamenti con Sanitansamble e Musica libera per tutti
Corriere del Mezzogiorno online [12 giugno 2015]
Il nome è originale e lo è anche l’iniziativa. è «Concertosa» la rassegna dedicata Bande e alle orchestre musicali giovanili di Napoli, organizzata in occasione anche della prossima Festa europea della musica. Alla Certosa di San Martino si esibiranno i piccoli musicisti di Scalzabanda, Sanitansamble e Musica libera per tutti.
Si parte domenica 14 giugno, alle ore 10.30, con la Scalzabanda e si proseguirà per le due domeniche successive con, nell’ordine, Sanitansamble e Musica libera per tutti. Lo scenario è tra i più belli di Napoli: la terrazza belvedere dei monaci con lo straordinario panorama del golfo di Napoli come sfondo.
Il giovane organico delle orchestre sarà accolto e accompagnato alla scoperta del Museo con un percorso dedicato a loro e alle loro famiglie. Per partecipare basta fare il biglietto e entrare nel museo.
Sulle tracce della venezuelana «Simon Bolivar»
Le tre orchestre giovanili napoletane sono state create con intenti sociali e di integrazione nei quartieri più a rischio della città. Punto di riferimento culturale è anche stata l’esperienza delle famose orchestre infantili sud americane, tra le quali la più nota è la venezuelana “Simon Bolivar”, nata dal modello didattico musicale di Josè Antonio Abreu. Un progetto sociale e musicale messo a punto 32 anni fa in Venezuela, apprezzato dai più grandi musicisti, a iniziare da Claudio Abbado che sostenne un piano per una rete capillare in Italia di scuole gratuite sul quel modello.
La festa della musica
La manifestazione si estende fino alla Festa europea della musica, il 21 giugno, che da venti anni in Italia rappresenta un’occasione unica per musicisti, associazioni, giovani allievi e gruppi per mostrare il proprio talento, farsi conoscere e contagiare con la propria passione.
«Concertosa» è organizzata dal Polo museale della Campania e dall’Associazione Amici di Capodimonte, con il patrocinio del Comune di Napoli, la collaborazione di Le Nuvole Teatro stabile di innovazione (sponsor privati le aziende Armando Scaturchio, Chikù Gastronomia Cultura Tempo, Ciro Poppella e AGRIpromos).
(Redazione online)
“TedX”: idee per cambiare la vita
la Repubblica NAPOLI [30 maggio 2015]
Tecnologie, intrattenimento, design. E tutti quei temi collaterali — non secondari, va chiarito — che rendono la vita delle persone imprevedibile, memorabile. Magari non leggendaria, ma almeno elettrizzante e innovativa. Perché di questo, e altro, è costituita l’avventura “TEDx”, iniziativa ideata in California — vi hanno preso parte Bill Gates, Isabelle Allende, Stephen Hawking, Paolo Sorrentino — che ancora ha da dire sulle modalità di stabilire relazioni sociali e cambiamenti civili. Idee che meritano di essere diffuse, ascoltate, condivise: potrebbe essere un efficace sottotitolo alla manifestazione in calendario dalle 15 di oggi nella Sala del Capitolo del complesso di San Domenico Maggiore, a pochi passi da via Mezzocannone. Idee che possono essere sostenute, poiché a volte è capitato che attraverso una conversazione si giungesse pure a raccogliere somme per attivare o migliorare progetti e servizi. Obiettivo di questa sessione di dialoghi aperti — organizzata dal Riot Studio con il patrocinio del Comune e della Città Metropolitana — è generare un confronto in grado di innescare processi che valorizzino partecipazione e coinvolgimento, favorendo una dimensione collettiva e interdisciplinare.
Così i punti cardinali dell’appuntamento partenopeo rispondono al criterio delle “ConversAction”: la circolazione di idee in grado di cambiare il mondo, in uno spazio unitario che spinge chiunque all’azione concreta. Undici sono gli ospiti (detti speaker), convocati per la sessione al centro storico. Tre quelli con “passaporto” napoletano: la ScalzaBanda, il duo Bianco-Valente e Daniela Lourdes Falanga. Sarà interessante comprendere l’origine e l’operato dell’orchestra musicale composta da cinquanta ragazzini dai cinque anni in su nata nel quartiere di Montesanto con il fine di raggiungere «l’integrazione sociale attraverso la pratica musicale collettiva, nella tradizione delle bande di paese». Come sarà affascinante lasciarsi andare alla narrazione degli esperimenti che Giovanna Bianco e Pino Valente da anni compiono nella traiettoria che abbina le installazioni ambientali all’arte contemporanea, in un costante dualismo corpo/mente e naturale/artificiale. Tant’è che pochi giorni fa la loro nuova opera “Il mare non bagna Napoli”, è entrata nella collezione permanente del museo Madre. Infine la testimonianza della signora Falanga (nata Raffaele), delegata alle politiche trans per Arcigay Napoli e figlia di un boss del territorio vesuviano.
Con loro, sono attesi Sergio Dogliani, “non bibliotecario” torinese che ha aperto una biblioteca polivalente in uno dei quartieri più disagiati di Londra, e Matteo Pederzoli, organizzatore della prima “battle” di freestyle hip hop al Parlamento europeo; il giornalista di Repubblica.it Federico Bitti, che a seguito di una distonia cervicale ha sperimentato nuove terapie per rieducare il cervello e la postura. Ancora, la restauratrice Barbara Balbi, che analizzerà la produzione di Caravaggio e Fabio Viola, per una indagine sui videogame.
Info www.tedxnapoli.com e www.facebook.com/TEDxNapoli
(Gianni Valentino)
Musica al CENTRO
Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli [29 maggio 2015]
“Tra gli dei che gli uomini inventarono, il più generoso è quello che unendo molte solitudini, ne fa un giorno di allegria”
Quando Stefano Benni ha usato questa citazione di Callistrato come incipit di un suo fortunato libro di brevi racconti, non sapeva che questa avrebbe descritto, tanto involontariamente quanto magnificamente, l’idea alla base di una “piccola” banda di un quartiere di Napoli, eterogeneo e storico quanto basta: il quartiere è quello di Montesanto, e loro sono la Scazabanda.
Qualche anno dopo, sarebbe stata proprio quest’ ondata di giovani musicisti ad accompagnare lo scrittore nel suo “Cyrano de Bergerac”, un concerto-spettacolo che fu la prima esperienza su un palco importante per quest’audace banda.
Ma come nasce la “ScalzaBanda”?
“L’obiettivo con cui è nata questa esperienza è stato, ed è tuttora, quello di realizzare un percorso d’integrazione sociale attraverso la musica — ci spiega Antonella Liccardo, “mamma” di questo progetto che attualmente coinvolge 75 bambini dai 5 ai 16 anni, oltre a 40 adulti ed uno staff di circa 15 persone; il quartiere nel quale viviamo è, infatti, fortemente eterogeneo: ci sono moltissimi immigrati, molte famiglie che vivono condizioni di grave disagio economico, famiglie con situazioni di forte degrado sociale e famiglie non disagiate. Queste diverse anime convivono da sempre, coabitando nello stesso spazio geografico, senza una reale interazione. La sfida che ci siamo proposti con la ScalzaBanda è stata quella di usare la musica come strumento per veicolare senso di comunità, di condivisione, d’integrazione appunto, partendo dai bambini, che naturalmente sono terreno più fertile per questo genere di esperienze, con meno pre-strutture e preconcetti degli adulti. Oggi i nostri bambini condividono altri spazi e altre esperienze, oltre a quelle della banda, ma la banda è stata veicolo di conoscenza e di abbattimento di barriere sociali, culturali ed economiche.”
Una banda che dal 2013 si è “allargata” anche ai più adulti, la ScalzaBandona, che seguono lo stesso programma didattico dei bambini, preparandosi allo stesso repertorio. Ed è bellissimo vederli sfilare insieme nelle occasioni di festa tra le strade del quartiere: un’unica e coloratissima banda multigenerazionale, che coinvolge 120 elementi con età comprese tra i 5 e i 75 anni.
Centrale tanto quanto i componenti di quest’ esperienza, il luogo dove questo progetto è nato e cresciuto: da un lato Montesanto, che ha “ospitato” tantissimi esperimenti di associazionismo in questi anni, con una vocazione naturale alla cittadinanza attiva e all’attenzione al sociale; dall’ altra, la sede fisica delle varie attività, da cui La ScalzaBanda ha “rubato” il nome: il complesso monumentale di San Giuseppe delle Scalze.
Le Scalze sono un luogo speciale la cui costruzione risale al 1600, essenzialmente per opera di Cosimo Fanzago; un luogo di una bellezza architettonica struggente, con la sua splendida navata a croce greca che un tempo ospitava opere di Luca Giordano e di Francesco Di Maria, un gioiello architettonico restituito alla città (in condizioni ancora assai precarie) da un gruppo di associazioni di quartiere, che si occupano di promuovere la cittadinanza attiva e l’inclusione sociale.
La ScalzaBanda non avrebbe forse il suo carattere senza Le Scalze: i bambini del quartiere lo riconoscono come un luogo familiare, si muovono tra le antiche mura di questa chiesa, riconoscendolo come luogo proprio, dove sanno di essere accolti sempre e di poter vivere insieme ai loro amici esperienze belle, come assistere ad una performance teatrale, ad un concerto, un seminario, o fare musica insieme o un laboratorio di pittura, o semplicemente giocare a biliardino.
Ovviamente, un’esperienza di questo tipo, innovativa quanto “inusuale” riscontra non poche difficoltà: “Per il coinvolgimento di bambini e ragazzi tanto diversi — ci spiegano — sia per fasce d’età che per background familiare, è stato ed è tuttora necessario individuare strategie differenti. Ci sono poi difficoltà logistiche: nonostante la collaborazione delle altre associazioni del coordinamento “Le Scalze”, gli spazi non sono del tutto adeguati: le Scalze è un bene architettonico prestigioso, ma che necessita di un urgente recupero conservativo.
Per quanto riguarda le risorse strettamente economiche, anno per anno riusciamo faticosamente a raccogliere quanto basta per portare avanti il progetto, con un lavoro di stesura progetti e ricerca fondi enorme. Il nostro obiettivo sarebbe quello di poter garantire continuità alla ScalzaBanda, sia per numero di bambini coinvolti che per modalità.
Continuità significa fare in modo che l’esperienza sia parte importante della vita dei bambini che vi partecipano. Il supporto della Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli è stato, ed è, fondamentale, ma non abbiamo purtroppo la sicurezza economica legata a finanziamenti stabili nel tempo.
Abbiamo poi un grande rammarico: non essere riusciti ad avere dalle istituzioni e anche dai media l’attenzione che secondo noi avrebbero meritato gli eventi e le esperienze che in questi anni siamo riusciti a far vivere ai nostri ragazzi. L’apparire di per sé non è tra i nostri obiettivi, ma fa molta rabbia doversi scontrare sempre con modi molto provinciali e poco corretti per cui si è degni di attenzione a seconda di chi si conosce e non per quello che realmente si fa.”
C’è una storia in particolare che vorrebbe raccontarci, un aneddoto specifico che ha caratterizzato quest’ esperienza durante questi anni?
“Mi piacerebbe raccontare una delle esperienze più belle che abbiamo vissuto con i nostri ragazzi: il MusBa Fest. A novembre 2014, con il sostegno del Forum delle Culture, abbiamo organizzato alla Mostra d’Oltremare il primo raduno regionale delle Bande e Orchestre giovanili. Aperto esclusivamente a progetti rivolti al sociale, il Festival ha visto la partecipazione di circa 300 bambini e ragazzi, provenienti da tutta la Campania, che per tre giorni hanno lavorato insieme, mescolandosi tra loro nelle diverse classi di strumento e costruendo un unico concerto finale che ha lasciato un’emozione fortissima.
In effetti, la contaminazione con altre esperienze ha prodotto sempre i momenti più alti, da tutti i punti di vista, del percorso della ScalzaBanda. L’ultimo gemellaggio in ordine di tempo, ad aprile di quest’anno, è stato con l’irrefrenabile brass-band di Parigi “Les Vilains Chicots”. I nostri ragazzi hanno condiviso con i musicisti francesi una giornata di prove, scambi e improvvisazioni che si è conclusa con una straordinaria esibizione insieme. Il primo indimenticabile gemellaggio è stato quello con il progetto sudamericano Fronteras Musicales Abiertas, grazie al quale nel 2013 i nostri bambini hanno ospitato nelle loro case i giovanissimi musicisti argentini con i quali hanno poi suonato insieme.”
“Questi eventi — conclude — insieme al lavoro diciamo ‘ordinario’ delle classi di strumento e delle prove d’insieme, sono parte integrante della storia della ScalzaBanda, la caratterizzano, perché dimostrano l’entusiasmo e la voglia di fare che abbiamo, noi e i ragazzi, la cui motivazione cresce in maniera esponenziale ogni volta che c’è l’occasione di confrontarsi e suonare con altri.”
La Scalzabanda si arricchisce delle esperienze e delle storie che incontra sul proprio cammino; la sua stessa natura pesca dalle abitudini dei comuni più piccoli, dove la banda ha storicamente assolto l’importante compito di portare la musica d’opera fuori dai grandi teatri e farla conoscere alla gente comune. E non solo.
L’ obiettivo centrale ha soprattutto carattere sociale; la banda, infatti, rispetto ad altre formazioni musicali, ha inoltre una forte dimensione pubblica e sociale: si muove tra le strade, la musica che produce è liberamente fruibile, entra nelle strade, nelle case, nei bassi, tra la gente. La musica della banda va verso la gente, e non aspetta che la gente scelga di andare ad ascoltarla in luoghi chiusi o in sale da concerto.
Inoltre, la banda assolve, in un contesto di grande divertimento, un insieme di azioni educative che ne fanno un importante strumento di crescita personale e d’integrazione sociale. Fare musica, infatti, non solo affina la sensibilità artistica ma, sul piano personale, forma il carattere, educando alla costanza in un impegno, all’autocontrollo, alla concentrazione e alla disciplina. In più fare musica insieme ha un’altissima valenza come strumento di recupero di ragazzi in situazioni di disagio, instilla senso civico ed educa al rispetto. Fare parte della banda significa dare correttamente il proprio apporto in un gruppo senza prevaricare, imparare ad ascoltare gli altri, insomma, oltre che se stessi.
La ScalzaBanda,
uno straordinario progetto di musica “sociale”
Tugheder Magazine [Maggio 2015]
Antonella Liccardo è la coordibatrice del progetto ScalzaBanda. Tenere a bada un’orchestra di ben 100 elementi, che coinvolge anche extracomunitari e bambini disabili, non è certo un’impresa da poco. è la ‘magia’ del linguaggio musicale, ricco di concreta forza ed energia. Qual è il nodo essenziale del progetto?
È l’ integrazione sociale attraverso la pratica musicale collettiva. L’esperienza è partita da una forte convinzione e da una lunga storia di associazionismo nel territorio in cui la ScalzaBanda è radicata, il quartiere Montesanto. Con poche risorse e tante difficoltà, il progetto è cresciuto molto nel tempo.
Quanto e in che modo avete rafforzato le vostre convinzioni e motivazioni iniziali nel corso dell’esperienza progettuale, che prende il via nel febbraio del 2012?
La spinta ad andare avanti viene proprio dalla consapevolezza che esiste una forza di fondo che fa crescere la ScalzaBanda, una necessità di essere, che risponde alle esigenze del territorio ben oltre le nostre aspettative. La crescita continua del progetto, sia in termini numerici che di coinvolgimento di tutti quelli che a vario titolo partecipano, dai bambini, ai maestri, ai genitori, ha creato una vera e propria comunità allargata, interegenerazionale e interculturale, nella quale evidentemente ci si riconosce. In tre anni di attività attualmente siamo arrivati ad essere circa 75 bambini, 40 adulti e uno staff di circa 15 persone. E abbiamo vissuto con la ScalzaBanda esperienze straordinarie, che pure contano moltissimo nella motivazione.
ScalzaBanda vede la luce nel quartiere di Montesanto. Ma è un ’format’ che può essere applicato anche in altri quartieri o città?
La ScalzaBanda prende il suo nome dalla Chiesa barocca di San Giuseppe delle Scalze, in cui opera, e dal coordinamento Le Scalze, un insieme di associazioni no-profit che si occupano di promuovere la cittadinanza attiva e l’inclusione sociale, lavorando in diversi ambiti: architettura, teatro, musica, comunicazione multimediale, infanzia, scienza, cooperazione internazionale. L’esperienza della ScalzaBanda nasce proprio in questo humus di attivismo. L’utilizzo della musica come collante di esperienze di attenzione al sociale è presente in altri quartieri (Sanitansamble, nel quartiere Sanit’, Musicaliberatutti a Scampia), e in altri paesi. Tutte le esperienze di questo genere, che nascono dal basso come esigenza del contesto hanno grandissimo valore e andrebbero sostenute dalle istituzioni.
Agite attraverso particolari metodi di insegnamento?
Il focus del nostro metodo è quello dell’apprendimento colletivo: i ragazzi imparano suonando insieme, sia nelle classi di strumento sia nella musica d’insieme. Le nostre attività si svolgono con cadenza bisettimanale, dedicando un incontro alla tecnica strumentale ed uno alla musica di insieme. Dal punto di vista motivazionale l’apprendimento collettivo è particolarmente stimolante: i bambini imparano dal confronto con gli altri, dall’ascolto degli altri. Inoltre, vengono a lezione non solo per imparare a suonare, ma anche per stare insieme, e questo è uno stimolo motivazionale importante. Infine educhiamo all’ascolto della musica portandoli ad ascoltare concerti e attraverso uno specifico percorso di ascolto guidato di musica classica, attraverso il metodo della Musicosophia.
L’attività si basa sul volontariato e su quali risorse?
Le attivit&agreve; sono basate solo su tanto volontariato, sul parziale sostegno di alcune fondazioni private (Fondazione Banco di Napoli per l’Assistenza all’Infanzia, Ist. Banco Di Napoli Fondazione, Fondazione Di Comunità del Centro Storico, 8x1000 della Tavola Valdese) e dal sostegno occasionale di privati. Per portare avanti dignitosamente il nostro progetto occorrono 20.000 euro annui. Stiamo riuscendo a raccogliere le risorse anno per anno, con grande sforzo organizzativo, per dare continuità al progetto e rendere questa esperienza importante per la vita dei bambini coinvolti.
L’esperienza più significativa, la nota più positiva e quella più negativa.
La partecipazione al MusBa Fest, primo raduno regionale delle Bande ed Orchestre giovanili, dove oltre 300 bambini di tutta la Campania, hanno lavorato 3 giorni insieme, per un concerto finale che ha lasciato un’emozione fortissima. Poi il gemellaggio con il progetto sudamericano Fronteras Musicales Abiertas, del 2013, in cio i nostri bambini hanno ospitato nelle loro case i giovanissimi musicisti argentini, con i quali hanno poi suonato insieme. Infine il concerto-spettacolo con Stefano Benni, il Cyrano de Bergerac, prima esperienza su un palco importante. La nota positiva è che anche grazie a tutte queste esperienze, la motivazione ad essere un corpo unico è forte e questo fa si che i bambini si riconoscono anche al di fuori della banda. Purtroppo non siamo mai riusciti ad avere l’attenzione che secondo noi queste esperienze avrebbero meritato. Fa rabbia pensare che sei degno di attenzione solo se “conosci” e non per quello che realmente fai. Ma noi non ci arrendiamo.
(Rita Felerico)
Orchestre giovanili
il festival dell’entusiasmo
Il Mattino [30 novembre 2014]
Una festa per più di trecento ragazzini finita sui ritmi travolgenti della «Comparsita», difficile vedere una folla di musicisti in erba così su un unico palcoscenico, tutti insieme, con i più grandi a fare da maestri ai più piccoli. S’è appena conclusa la prima edizione e già si pensa a un futuro per il Festival delle bande e orchestre infantili e giovanili in Campania, che si è svolto alla Mostra d’Oltremare nell’ambito del Forum delle Culture. Un’iniziativa nata dalla Scalzabanda (il gruppo che opera a Montesanto dal 2012 e si è esibito anche con Stefano Benni) che ha trovato adesione da molti altri ensemble che operano nella regione, a partire dal Sanitansable del Quartiere Sanità (una delle prime realtà nate in città che ha suonato anche davanti al Papa e al presidente Napolitano). Con loro anche il Consort Pergolesi di Pozzuoli, la Mini banda di Bellona, Musica Libera Tutti di Scampia, i Corallini della parrocchia di Santa Maria del popolo di Torre del Greco, «Ma abbiamo voluto condividere l’iniziativa anche con scuole medie a indirizzo musicale», spiega Antonella Liccardo che con la ScalzaBanda ha predisposto un bando rivolto agli insiemi musicali giovanili con un obiettivo comune: «In effetti la cosa bella di questo incontro è stato la mescolanza che s’è realizzata tra i vari gruppi, una vera e propria fusion musicale e culturale». «Di fatto – insiste la Liccardo – s’è ampliato il messaggio della Scalzabanda di vedere la diversità come un valore, l’incontro come un momento di crescita e arricchimento personale e collettivo, il tutto nel segno della musica, linguaggio universale per eccellenza ma anche occasione di riscatto per tanti giovani, come i nostri, che crescono in realtà sociali difficili». è stato così che nei primi due giorni i ragazzini (età dagli 8 ai 17 anni) hanno seguito corsi per classi di strumenti: i clarinetti con i clarinetti, i violini con i violini, le trombe con le trombe etc. Solo alla fine si è realizzato il maxigruppo sotto la bacchetta di Paolo Acunzo, che è direttore del gruppo della Sanità. Ha infatti collaborato alla realizzazione del progetto uno staff tecnico imponente, circa 40 persone, di cui una ventina di musicisti, mentre Giancarlo Sanduzzi ha curato gli arrangiamenti eseguiti nel concerto finale, dai «Sette nani» alla «Marcia degli straccioni», al tango della «Comparsita». Applauditissimi, naturalmente.
“Soave sia il vento”, Napoli negli itinerari musicali europei tra ‘600 e ‘700
CampaniaSuWeb.it [18 novembre 2014]
“Soave sia il vento” è il nome della prima edizione del Festival Internazionale di Musica Antica e la scelta non è casuale: si tratta di un omaggio ad Amadeus Mozart e alla sua opera “Così fan tutte”, sul cui scenario vi è la collina di Posillipo. Otto weekend all’insegna di musica, arte, cinema, teatro, visite guidate, letteratura e conferenze. L’obiettivo è quello di promuovere la conoscenza della Musica Antica insieme ad alcuni interessanti, suggestivi e poco noti luoghi della città di Napoli e della Campania. Il taglio del nastro è previsto per il 22 novembre, alle ore 20.30, presso Gallerie d’Italia-Palazzo Zevallos Stigliano con l’esecuzione in prima assoluta de “La Iole” di Nicola Porpora (1971); la chiusura, prevista per il 14 febbraio, sarà accompagnata da “un calice di arrivederci”.
NAPOLI NEGLI ITINERARI MUSICALI EUROPEI TRA ‘600 E ‘700 – Il festival, ideato dalla Fondazione Pietà de’ Turchini, prevede complessivamente 35 eventi. La musica del ‘600 e del ‘700, che vide Napoli al centro degli itinerari artistici europei, sarà il fulcro di un “viaggio” all’insegna delle arti. Perché la musica è colore, movimento, suono, energia, ma soprattutto condivisione.
LE LOCATION – Tra i siti che hanno sposato il progetto ci sono le Chiese di Santa Caterina da Siena e di San Rocco; il Palazzo Zevallos Stigliano; il Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, la Società Napoletana di Storia Patria al Maschio Angioino e, ad esempio, l’Auditorium Oscar Niemeyer a Ravello o il Teatro Cimarosa presso Aversa.
SOAVE SIA IL VENTO ANCHE PER I PiÙ PICCOLI! – Spazio anche ai bambini: il 10 gennaio alle ore 12.30, in Villa Pignatelli vi sarà il concerto di oltre 40 artisti de “La ScalzaBanda”, banda musicale di bambini e bambine del quartiere di Montesanto. Il 13 febbraio, invece, dalle 16.00 alle 19.00, la Fondazione Pietà dei Turchini organizzerà le audizioni per il coro di voci bianche , nell’ambito del progetto “Liberi di cantare”, curato da Davide Troìa.
TICKET CONCERTI: intero 10€ ; over 60 e under 30 7€ ; Soci FAI, possessori Artecard e Feltrinelli Card 7€
(Francesca Saveria Cimmino)
ScalzaBanda, perché “Se tutto deve rimanere com’è, è necessario che tutto cambi”
ZappingRivista.it [1 gennaio 2014]
Nella basilica di San Giovanni Maggiore Pignatelli, magnifico edificio ecclesiastico in pieno centro storico partenopeo, recentemente riaperto dopo quarantadue anni grazie al sensibile contributo della Fondazione Ordine Ingegneri di Napoli, ad un tiro di schioppo dalla più antica università laica e statale del mondo, la “Federico II”, l’antico palazzo che fu residenza del madrigalista Gesualdo da Venosa, uno dei maggiori musicisti della storia, poi del poliedrico ingegno di Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, oggi sede del laboratorio di Raffaele Calace, costruttore massimo di mandolini, a poca distanza dal complesso conventuale di San Domenico Maggiore, che ospitò gli insegnamenti di San Tommaso d’Aquino e dove studiarono Tommaso Campanella e Giordano Bruno, dalle dimore di Benedetto Croce e di Giambattista Vico, dal complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore, che accolse Francesco Petrarca e vide sbocciare la passione di Giovanni Boccaccio per Fiammetta, a da altre innumerevoli meraviglie culturali che fanno giustamente prestigiosissima la città di Napoli a dispetto di ogni qualunquismo e denigratoria opinione, si è recentemente tenuto un concerto di alta significatività civile, “Hasta ccà”, momento di incontro di cultura musicale giovanile partenopea e sudamericana. Protagonisti, i giovanissimi solisti di canto ed esecutori ai violini, viole, violoncelli, contrabbasso, flauto, oboe e strumenti a percussioni dell’Orquesta de las Misiones Guaranies, che si sono prodotti in brani del repertorio operistico italiano, con pagine da “Il filosofo di campagna” del settecentesco Baldassarre Galuppi, e composizioni del repertorio barocco d’oltreoceano, ed i ragazzi della nostra ScalzaBanda, e della sua estensione di musicisti ancor più giovani, la ScalzaBandina, interpreti di musiche della tradizione sefardita, della “Suite da Cyrano” di Giancarlo Sanduzzi e di celebri brani del repertorio popolare e natalizio (“Nella vecchia fattoria”, “Jingle Bells”, “When the saints go marching in”). In conclusione, l’originale “ScalzaBandesca”, emblema musicale della formazione napoletana, nella esecuzione delle compagini integrate.
Interessante istituzione, quella partenopea, organizzatrice, tra l’altro, dell’evento, che merita particolare attenzione.
Nasce nel febbraio 2012, nel popolare quartiere Montesanto, per volontà di Antonella Liccardo, giovane ricercatrice di fisica, pianista diplomata, oggi anche attiva fisarmonicista in gruppi musicali, «con amici musicisti della zona», come ella stessa ci spiega.
Perché?
«Perché il quartiere, che presenta problematiche adolescenziali manifestate dall’alta dispersione scolastica e dall’allarmante aumento della criminalità giovanile, ha buona esperienza di attività a favore dell’infanzia; perché, avendo vissuto personalmente esperienze severe di educazione musicale, per le mie figlie desideravo un approccio all’arte dei suoni certo attento, ma più spontaneo, entusiasmante, ludico e gioioso; e per supplire alla mancanza di una banda musicale cittadina e favorire così il ripristino di modalità esecutive che oggi, soprattutto nei grandi centri, vanno scomparendo, ma che furono importanti divulgatrici di cultura musicale, e potrebbero ancora esserlo oggi».
Quindi?
«Presentai un progetto alla “Fondazione Banco di Napoli per l’Assistenza all’Infanzia”. Era l’ultimo anno possibile. E nacque la ScalzaBanda, banda musicale di bambine e bambini del quartiere Montesanto, così chiamata perché trova sede nella chiesa di San Giuseppe delle Scalze insieme ad altre simili associazioni ed al Coordinamento “Le Scalze” — Laboratori socio-culturali nel centro di Napoli».
Oggi?
«Oggi la ScalzaBanda e costituita sostanzialmente da cinquanta fanciulli dai sette ai tredici anni, parallelamente sono la ScalzaBandina, formata da quindici bambini dai quattro ai sette anni, e la ScalzaBandona,fatta da quaranta adulti fino ad oltre settanta anni di età, un crogiuolo di estrema eterogeneità economica, sociale, culturale, umana e geografica, che accoglie anche giovani diversamente abili e figli di extracomunitari in una proficua fusione di tutte le più disparate risorse umane del quartiere. Le nostre attività didattiche contemplano l’insegnamento di clarinetto, corno francese, flauto traverso, oboe, tromba o strumenti a percussioni, una volta alla settimana, per novanta minuti, sempre gratuitamente, fornendo in alcuni casi anche gli strumenti musicali in comodato, più le prove d’insieme e qualche altra occasione eccezionale, ma pure lezioni di canto corale, ritmica, ascolto guidato della musica classica e l’accompagnamento a concerti».
Come si sostiene?
«Con le risorse messe a disposizione dalla fondazione, più donazioni libere, regolari o occasionali. Per gli insegnanti e gli altri collaboratori è previsto un minimo rimborso delle spese, quando non operano in assoluto gratuito volontariato».
I risultati?
«Quelli esteriori sono concerti pubblici (il primo a solo tre mesi dall’istituzione della banda) in parchi, contesti d’arte e più ampiamente di cultura, chiese, auditorium e teatri, anche in collaborazione con affermati artisti, ma pure sfilando per le strade, come in occasione del Carnevale di Montesanto. I risultati più importanti però ritengo siano quelli più intimi e profondi di fausta convergenza musicale, ma soprattutto umana, che vanno anche al di fuori degli impegni artistici, tra le così varie eterogeneità del quartiere».
Scrive il musicologo ottocentesco Francesco Florimo: «Nella prima metà del sedicesimo secolo, nel 1535, al 29 di giugno, un povero artigiano per nome Francesco, del quale si ignora il casato, fondava una cappella nel largo di Santa Maria di Loreto, e propriamente nell’ottina del Mercato, col proposito di raccogliere i fanciulli d’ambi i sessi poveri dispersi per la città di Napoli, e da un religioso di San Francesco faceva loro sentire la parola di Dio». Nasceva così l’istituzione del conservatorio di musica, dapprima quello di Santa Maria di Loreto, poi, nella stessa Napoli, quelli di Sant’Onofrio a Capuana, I poveri di Gesù Cristo e Pietà dei Turchini, oggi riuniti nel San Pietro a Majella con la sua impareggiabile biblioteca musicale».
Da questi istituti uscirono, insegnarono e studiarono artisti come Durante, Paisiello, Cimarosa, Pergolesi, Porpora e Jommelli, con i capolavori che seguirono. Un impegno civile ed umanitario simile viene oggi riproposto nella stessa città dall’istituzione della ScalzaBanda. Gli esiti saranno gli stessi?
Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo” afferma che tutto deve formalmente cambiare perché sostanzialmente si perpetui. Un asserto frequentemente confermato dalla politica, specialmente nostrana; a Napoli, con la ScalzaBanda, si sta riproponendo oggi anche per la musica, la cultura e laciviltà, e, una volta tanto, pare proprio, felicemente.
(Rosario Ruggiero)
Musica & bambini, non solo Abreu
Per la ScalzaBanda di Montesanto gemellaggio con i ragazzini di Perù e Argentina
Il Mattino [15 dicembre 2013]
Ieri la Grand Orchestre National Lunaire di Franco Dragone per «Il Natale dei Bambini» al San Carlo con un concerto insieme alle voci bianche del teatro in favore dei piccoli a rischio del rione Sanità. Oggi nella chiesa di San Giovanni Maggiore Pignatelli (ore 18.30), di scena la ScalzaBanda con un’orchestra composta da circa 30 giovani strumentisti e cantanti lirici provenienti dall’Argentina e dal Paraguay. Mentre in serata, alle 20 a Castel Sant’Elmo, l’Associazione Scarlatti si presenta con il suo coro giovanile Gli Angiulilli di Napoli — nato nel 2008 nella zona della Ferrovia, 40 bambini tra gli 8 e i 12 anni seguiti da Salvatore Biancardi e Rosario Totaro — per la rappresentazione dell’oratorio «Nativitas» di Gaetano Panariello con i Musici Aurei diretti da Luigi Piovano, il coro Mysterium Vocis e le voci solistiche di Daniela del Monaco, Marcello Nardis e Giuseppe Naviglio.
L’atmosfera natalizia sta dunque portando alla ribalta in questi giorni molte realtà giovanili operanti sul territorio dove grazie alla musica si sta tentando una operazione simile a quella del «metodo» Abreu, ispirata al movimento che tanto ha fatto in Venezuela per i bambini di strada, e non solo. E anche se a Napoli solo la Scarlatti ha appena annunciato la formazione di un nuovo ensemble giovanile da inscrivere tra i seguaci del celebre musicista venezuelano grazie ad un progetto che ha ottenuto un finanziamento della Fondazione con il sud, sono tante le diverse realtà che operano in molti quartieri a rischio. Come la Sanitaensemble, l’orchestra giovanile del Rione Sanità che già da qualche anno anima un gruppo di giovani musicisti che si sono esibiti anche alla presenza del Presidente Napolitano. O come il gruppo della ScalzaBanda nato e cresciuto a Montesanto, un vero e proprio progetto di integrazione sociale attraverso la musica dedicato ai bambini della zona che la scorsa primavera sono stati protagonisti di un evento al San Ferdiando insieme con Stefano Benni, subito affascinato dal loro modo di approcciarsi alla musica.
In questi giorni quelli della ScalzaBanda hanno ospitato per la prima volta a Napoli un insieme di altre esperienze di musica giovanile dal Sudamerica, parte del programma di formazione in musica e opera italiana Fronteras Musicales Abiertas. Tutti ragazzi tra i 12 e i 14 anni provenienti da una regione di confine tra Paraguay, Argentina, sono stati infatti ospitati proprio nelle case dei bambini dell’ensemble in una sorta di gemellaggio nel segno della musicale e del sociale.
Una full immersion di note e amicizia confluita, alla fine, in un’unica serata dal titolo ispano-napoletano «Hasta cca’ — Notte d’arte 2013. La cultura delle differenze» in cui i sessantacinque elementi della Scalzabanda si esibiranno insieme agi ospiti sudamericani in un evento promosso dal Comune di Napoli e dalla II Municipalità con il sostegno dell’ordine degli Ingegneri della provincia di Napoli e la Fondazione di Comunità del Centro Storico.
(Donatella Longobardi)
Assessori ascoltate i quartieri
la Repubblica NAPOLI [28 giugno 2013]
Oggi si chiude con una festa a Scampia l’iniziativa promossa dagli assessorati comunali alle politiche giovanili e alla cultura e turismo, denominata “il Clan degli artisti”, che ha selezionato tramite un bando ventidue progetti di associazioni giovanili da attuare nel mese di giugno, contando su un finanziamento complessivo di circa 250mila euro. Sempre oggi è in programma un’altra festa, a Montesanto, nel parco Ventaglieri, promossa dal coordinamento delle associazioni del quartiere e dalla seconda Municipalità.
Tra le due manifestazioni non c’è alcuna contrapposizione, né si vuole crearla qui, ma la loro parallela programmazione suggerisce qualche pensiero sul modo in cui si mettono (o non mettono) in campo certe politiche pubbliche in città. Nella villa comunale di Scampia andrà in scena una sfilata di progetti “usa e getta”, che su apposita richiesta del committente sono stati concepiti per esaurirsi nel giro di un mese; i progetti toccano molteplici temi - non tutti di pari interesse - e sono stati proposti da associazioni slegate le une dalle altre. Ad amalgamare l’impasto qualche generica parola d’ordine; su tutte, l’ormai abusata “creatività”, che sempre più spesso fa rima con banalità.
Nel parco Ventaglieri la festa di fine giugno è diventata una consuetudine. Le associazioni, riunite in un coordinamento attivo dal 2005, organizzano spesso feste del genere: a volte per rivendicare che le scale mobili Tarsia-Ventaglieri siano finalmente aggiustate, a volte per finanziare qualche nuovo progetto, altre ancora come semplice momento di socializzazione. Stasera si esibisce tra l’altro la ScalzaBanda, un progetto di integrazione sociale attraverso l’educazione alla musica, che da un anno e mezzo riunisce 45 bambini della zona, dai 5 ai 14 anni, guidati da una decina di musicisti adulti. Le prove si svolgono nella chiesa di San Giuseppe delle Scalze, a salita Pontecorvo, un luogo recuperato dalle associazioni e adibito a centro civico autogestito già da qualche anno.
Ripeto, non si tratta di contrapporre queste due specifiche iniziative, ma solo di cogliere l’occasione per chiedersi una volta di più come sia possibile che i nostri soldi, anche e soprattutto in tempi di scarsità, continuino a essere distribuiti a pioggia, e quindi rapidamente volatilizzati, senza alcun solido criterio e senza benefici duraturi per i territori che vengono così irrorati; come sia possibile che le istituzioni non diano la priorità a criteri come il radicamento, la capacità di mettersi in rete, la validità accertata degli interventi (e la necessità di dargli continuità), la qualità delle metodologie applicate, la possibilità di combinare tutto questo per realizzare progressi ben più robusti di una, o anche di tante performance estemporanee; come si possa ancora sbandierare questa generica “creatività” di fronte alla necessità impellente - in una città disgregata da mille fattori - di concentrare le poche forze su quegli embrioni di sviluppo comunitario che nonostante tutto continuano a manifestarsi.
Non si propone qui una specie di monopolio dei già organizzati, né di quelli con più anzianità di servizio, ma non è nemmeno possibile che ogni volta che si progettano politiche di tale delicatezza si ignorino sistematicamente le cose buone sedimentate, che non si preveda quanto meno l’ascolto dei nuclei associativi più strutturati. E non parliamo degli enti del terzo settore, che concorrono per aggiudicarsi ben remunerati appalti di servizi, ma dei semplici comitati di abitanti, spesso basati sul volontariato puro, sulla militanza, che hanno sviluppato nel tempo una quantità di saperi e relazioni, un’intelligenza pratica e una visione d’insieme, senza altro intento che quello di migliorare le condizioni di vita nell’ambiente che li circonda.
Non ci vuole una laurea o un master all’estero. Basta guardarsi intorno. In quasi tutti i quartieri della città, dalla Sanità ai Quartieri, da Bagnoli a Scampia, esistono nuclei forti, riconosciuti, formati da gruppi coordinati tra loro, capaci di interagire con le istituzioni ma anche di contrapporvisi, abituati a procurarsi in modo autonomo le risorse, e che spesso fungono da catalizzatori per le aggregazioni più giovani. Perché non si parte da qui, aggiornando e consultando le mappe sociali di ogni quartiere? Perché nessuno dialoga in modo permanente, informale, costruttivo, con chi sta tenendo insieme, con iniziative fragilissime ma di assoluta eccellenza, il tessuto sociale della città? Le risorse sono poche, si dice. Perché allora non ottimizzarle? Costruire politiche non vuol dire semplicemente lanciare un bando, ma studiare, selezionare, ascoltare.
Quando i soldi li distribuivano Bassolino e i suoi colonnelli - e non erano le pioggerelline di oggi, ma autentici diluvi - emergeva in certi casi la spensierata irresponsabilità degli amministratori, in altri la partigianeria, oppure il gioco clientelare, la definizione di rapporti di forza in cui finivano stritolate le istanze dei più disinteressati. Ma oggi non è pensabile che la giovane assessore alle politiche giovanili, o il nuovo responsabile di cultura e turismo, appena insediato, siano già succubi di tali logiche. È evidente che nessuno di quelli che hanno intorno si fa portatore di un modo diverso di pensare, di agire. È evidente che, a dispetto dei tanti proclami, dalle parti del Palazzo il vento soffia sempre nella stessa direzione, quella maggioritaria, quella che oggi si esprime nel pensiero unico del grande (o del piccolo) evento, della cultura intesa come spettacolo (o spettacolino), come attrazione turistica, e non come germoglio di emancipazione. Non tarderemo ad averne conferma. I 16 milioni (5 gestiti dalla Regione, 11 dal Comune) con i quali verrà alimentata la farsa fuori tempo massimo del Forum delle culture verranno dilapidati esattamente con questo criterio - con il corollario del guadagno dei pochi spacciato come progresso per tutti. A dispetto delle voci, ormai tante e variegate, che si levano da tempo nel tentativo di scongiurarlo.
(Luca Rossomando)
A ‘Namusica la ScalzaBanda incontra il Consort Pergolesi
Critica Classica [9 giugno 2013]
Anche quest’anno la rassegna ‘Namusica, giunta alla seconda edizione, ha voluto dedicare parte del suo spazio alle giovanissime generazioni.
Uno degli appuntamenti più importanti ha avuto come protagoniste due splendide realtà locali, La ScalzaBanda ed il Consort Pergolesi.
La prima è frutto di un progetto, partito nel febbraio dello scorso anno, volto ad utilizzare la musica, in particolare quella legata alla tradizione bandistica, quale tramite di aggregazione sociale, in un quartiere napoletano “difficile” come Montesanto.
L’ensemble si riunisce nella chiesa di S. Giuseppe delle Scalze, dove si è svolto anche il concerto, ed è formato da circa 45 elementi, di età compresa fra i 5 e 14 anni, che raggiungono il centinaio nelle grandi occasioni, quando la banda viene rinforzata da strumentisti adulti, che sono parte integrante del progetto.
Alle loro spalle un team di validissimi professionisti, in ambito sia musicale, sia organizzativo, che rispondono ai nomi di Antonella Liccardo, Fabiomassimo Poli, Manuela Albano, Marta Porzio, Lorenzo Ceriani, Francesca Bonazzoli, Luca Iovine, Vincenzo Leurini, Francesco Paolo Manna, Antonella Marino, Roberto Natullo, Rosa Linda Sannolo, Roberta Andalò e Giancarlo Sanduzzi.
Dal canto suo, il Consort Pergolesi è un ensemble di flauti dolci (soprano, contralto, tenore e basso) diretto dalla professoressa Silvia Giorgianni, nato alcuni anni fa e formato dagli alunni della scuola secondaria di primo grado “Pergolesi 1” di Arco Felice (Pozzuoli).
Per quanto riguarda il concerto, la ScalzaBanda, diretta da Manuela Albano, ha interpretato, con grande trasporto ed intensità la Suite di Cyrano, brano scritto appositamente per la compagine da Giancarlo Sanduzzi, personaggio poliedrico e prestigioso della musica napoletana, non conosciuto quanto meriterebbe.
Un breve intermezzo musicale, rivolto alla Triosonata di Arcangelo Corelli, eseguita in modo impeccabile dal noto flautista Tommaso Rossi, insieme a Laura Marino e Giacomo Lapegna, due suoi giovani allievi molto promettenti, ha preceduto l’esibizione del Consort Pergolesi.
L’orchestra di flauti ha proposto un programma molto vario, da Bach alla canzone napoletana classica, passando per Verdi, Pärt, Chopin e Bonsor, evidenziando una compattezza ed una qualità del suono veramente eccezionali.
Resoconto musicale a parte, la manifestazione offre una serie numerosa di spunti, alcuni dei quali vanno sottolineati.
Come prima cosa, ci ha favorevolmente colpiti la estrema professionalità di tutti, dai responsabili fino al bambino più piccolo, abbinata ad un entusiasmo che raramente si riscontra nelle orchestre dei “grandi”.
In secondo luogo, si è potuto toccare con mano, come la musica abbia del miracoloso, se si pensa ai risultati ottenuti, in un tempo limitatamente breve, dalla ScalzaBanda, e necessiti comunque, per diffondersi, anche di un progetto consolidato nel tempo, quale quello portato avanti dalla scuola Pergolesi.
Abbiamo a che fare sicuramente con due realtà molto significative, alle prese però con problematiche differenti.
Infatti, nel primo caso, la difficoltà iniziale era quella di inserirsi nel tessuto sociale e stimolare le grandi potenzialità dei ragazzini, spesso inespresse per mancanza di qualsiasi tipo di proposta.
Da questo punto di vista i risultati ottenuti in così breve tempo indicano un pieno successo dell’iniziativa, per cui il futuro si giocherà sulla capacità di mantenere alta la tensione e proseguire sulla strada intrapresa.
Per il Consort Pergolesi, il maggiore ostacolo consiste nel fatto che tutto si esaurisce con la fine del ciclo di studi scolastici, non essendo previste successive iniziative, per cui bisogna sempre ricominciare da capo.
In più è necessario confrontarsi con una platea di genitori, non sempre consci che l’attività musicale riveste identico valore di tutte le altre materie e non è un’attività esclusivamente ludica come può esserlo una partita a calcio.
In ultimo, il Consort deve combattere contro vari pregiudizi, che contribuiscono a considerare il flauto dolce uno strumento di serie B, alimentati e rafforzati recentemente dalla “maledizione di Mutankhamen”.
In definitiva due compagini da seguire e sostenere, spostando su di esse un po’ di quella attenzione che i mezzi di comunicazione riservano soprattutto a iniziative di scarso valore culturale, che tanto gratificano però, in termini di visibilità, chi vi partecipa.
Musica e legalità
Intervista con Antonella Liccardo
Rai Radio 3 Suite [23 maggio 2013]
Libro e CD “Musica contro le Mafie”
Libro/Cd da un’idea di Gennaro de Rosa, Giordano Sangiorgi e Marco Ambrosi, Mk Records, in collaborazione con l’Editore Rubbettino, progetto nato nel 2009 al MEI di Faenza e diventato concorso con la collaborazione di “Politicamente Scorretto”, sotto l’egida del MEI.
Il ricavato andrà all’Associazione LIBERA.
ScalzaBanda
La ScalzaBanda è un progetto per la formazione di una banda musicale di bambine e bambini del quartiere Montesanto di Napoli nella tradizione delle bande di paese.
Il progetto ha avuto inizio nel mese di febbraio 2012 e coinvolge 45 bambini dai 5 ai 14 anni, provenienti da contesti socioeconomici molto eterogenei.
L’obiettivo principale del progetto è quello di realizzare un percorso d’integrazione sociale attraverso la pratica musicale collettiva. L’esperienza finora condotta ha rivelato enormi potenzialità in questo senso, riscuotendo grande interesse e dimostrando la capacità di porsi come progetto pilota.
Parto delle Nuvole Pesanti — Terre di Musica, Progetto sulle terre confiscate alla mafia
Quale sia il significato nascosto nel nome più poetico della storia del rock italiano, non è dato sapere, meglio lasciare alla fantasia di ognuno il piacere di scoprire cosa si celi dietro a Il Parto delle Nuvole Pesanti. Nato a Bologna all’inizio degli anni ’90 dall’incontro di Salvatore De Siena con Amerigo Sirianni e Peppe Voltarelli, Il Parto realizza Alisifare (Ragnu Stortu, 1994), il primo cd contenente brani come Raggia, una tarantella punk pacifista e Sahara Consilina, una ironica e surreale polka, dedicata ai temi del viaggio e dell’emigrazione, che rappresentano una sorta di manifesto artistico del gruppo.
Progetto Musica — musica/legalità/integrazione per una visione di un futuro plurale e armonico — prevenzione e gusto di suonare assieme
Nata alla fine di ottobre 2011 l’Orchestra multietnica “Golfo Mistico”, sul modello Venezuelano del Metodo Abreu. È diventata a tutti gli effetti una nuova realtà musicale della scuola media Quintino di Vona (MI) e del territorio.
Grazie all’indispensabile appoggio del Dirigente scolastico e della Commissione Educazione e Istruzione Pubblica di zona 3, che hanno creduto nel valore educativo di un simile progetto, un “sogno” di integrazione, e di prevenzione alla criminalità tramite la musica coltivato per anni da due operatori scolastici ha potuto prendere forma.
(Regia di Chiara D’Ambros)
Pasqua di tradizione
Intervista in collegamento telefonico con Antonella Liccardo
Rai Radio 3: Zazà [31 marzo 2013]
Ospiti e temi della domenica di Pasqua 2013 con la colonna sonora della musica dal vivo del gruppo damadakà (Michele Arpa — voce e castagnette; Daniele Barone — chitarra classica, chitarra battente, tofa, voce e tamburi a cornice; Dario Barone — tamburi a cornice, marranzani, lira calabrese, flauti e voce; Margaret Ianuario — voce, tamburi a cornice, ciaramella, sisco e danza; Giovanni Saviello — voce, tamburi a cornice, fisarmonica e organetto; Marianna Velotto — danza) nato negli anni ’90 con lo specifico di un lavoro di ricerca sulle origini delle tradizioni e della musica popolare del Sud Italia, muovendosi nella direzione del recupero di una memoria musicale proprio a partire dai temi della tradizione e della memoria musicale.
Pasquale Scialò — compositore, musicologo, docente di Pedagogia della musica presso il conservatorio “G. Martucci” di Salerno, Etnomusicologia e Storia della Musica presso l’università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli — traccia per noi un’ampia panoramica musicologia, integrando le scelte di repertorio dei damadakà.
Intervista in collegamento telefonico con Antonella Liccardo musicista e fondatrice de la ScalzaBanda eccentrico esperimento\progetto di “formazione musicale” di bambine e bambini del quartiere Montesanto di Napoli, nel solco della tradizione delle bande di paese. Il progetto nasce circa un anno fa (nel febbraio 2012) coinvolgendo circa 45 bambini dai 5 ai 14 anni, provenienti da contesti socioeconomici molto eterogenei. La ScalzaBanda si è esibita con Stefano Benni, lo scorso giovedì 28 marzo, sul palcoscenico del teatro San Ferdinando di Napoli eseguendo le musiche degli intermezzi del Cyrano di Bergerac.
Intervista da sede Rai di Palermo con il regista Claudio Collovà che presenta lo spettacolo Telemachia Ulyssage # 3 terzo movimento che conclude un lavoro di “trilogia” sull’Ulisse di James Joyce, da lui ideato e diretto. Gli attori Sergio Basile, Domenico Bravo, Luigi Mezzanotte propongono due estratti dal vivo dello spettacolo, in scena al teatro Biondo di Palermo fino al prossimo 7 aprile. Collovà è fondatore della compagnia Officine Ouragan e anche direttore artistico delle Orestiadi di Gibellina che, nel prossimo luglio, arrivano alla XXXII edizione.
Intervista in collegamento telefonico con Stefania Zuliani — docente di Storia e teoria del museo contemporaneo all’Università di Salerno e studiosa dei mutamenti che hanno segnato le relazioni tra arte, critica e spazio espositivo — per analizzare il panorama politico-culturale che in Sicilia sta portando alla chiusura del museo Mandralisca di Cefalù che tra tanti capolavori d’arte espone anche il celebre “Ritratto di ignoto” di Antonello da Messina. Una petizione, in questi ultimi giorni, si è rapidamente diffusa sulla rete e ha già raccolto migliaia di adesioni da tutto il mondo, mentre a Cefalù sono stati allestiti tavoli per altre firme di protesta. Inoltre i dipendenti del museo, da dieci mesi, sono senza stipendio a causa dei tagli dei contributi della Regione.
Intervista, dagli studi di via Asiago a Roma, con Paola Zanuttini — giornalista, inviata del Venerdì di Repubblica e co-autrice con Amedeo Letizia di Nato a Casal di Principe [Minimum Fax]. La storia raccontata è quella di un bimbo (ritratto sulla copertina del libro) il fratello di Amedeo, Paolo, che non c’è più. Scomparso a 21 anni, forse nel lago Patria, forse dentro la Panda bianca della madre. Da quel giorno Amedeo convive con l’angoscia che più d’una volta è esplosa… La storia non ha pretese d’indagine, anche se si occupa di indagini, tanto è piena di contraddizioni, di verbali scritti coi piedi, di incongruenze, di volute omissioni. Nato a Casal di Principe è — come si legge nella sua quarta di copertina — “l’umanissima storia di una famiglia italiana in una scheggia di Italia che si preferisce demonizzare piuttosto che capire, il racconto di una giovinezza fatta di entusiasmi e frustrazioni del tutto normali, ma pervertiti dal contatto con la criminalità; è una storia senza eroi e senza mostri, una testimonianza di vita vissuta che non pretende di dare risposte, ma vuole sfatare i pregiudizi e i luoghi comuni per rimettere al centro l’umanità, universale e palpitante, dei suoi protagonisti”.
Intervista telefonica con Antonello Ardituro — pm della Dda di Napoli (appassionato di calcio) — che racconta la sua esperienza attraverso una di quelle piccole storie dal grande valore, non solo simbolico: infatti, per la prima volta in Italia, un’associazione antiracket gestisce la società di una squadra di calcio sequestrata alla camorra e restituita interamente alla comunità, di cui è espressione e simbolo per la legalità. Solo un anno fa la squadra storica di Quarto (paesone di 40mila abitanti a un passo da Napoli) rischiava di morire, dopo il sequestro alla camorra. La squadra ora, dopo alterne vicende, è prima nel campionato-promozione Campania, salvata grazie alla gestione della società da parte dell’associazione antiracket di Pianura. Il 30 marzo la carovana antimafie promossa da Arci, Libera, Avviso Pubblico ha toccato anche Quarto.
L’appuntamento fisso con la “narrazione sonora” radio-Doc a cura di Marcello Anselmo prosegue con la quarta parte del ciclo dedicato alla storia della Mensa dei bambini proletari, gloriosa avventura tutta “dalla parte delle nuove generazioni”, nata nel cuore di Napoli a Montesanto, nel 1972.
(Al microfono Piero Sorrentino)
Benvenuta ScalzaBanda
Yalla [29 marzo 2013]
Montesanto è un quartiere dalle mille anime, come spesso accade nel centro storico di Napoli: qui convivono persone appartenenti a contesti sociali molto diversi tra loro e si intersecano abitudini, interessi, stili di vita, orari, suoni e odori disparati. Da qualche anno la presenza di molte famiglie di immigrati rende ancor più composito il quadro, contribuendo tra le altre cose ad abbassare notevolmente l’età media in una città in cui nascono sempre meno bambini.
Nel quartiere operano molte associazioni di cittadinanza attiva, alcune delle quali afferiscono al coordinamento “le Scalze”; uno dei problemi più spinosi e dibattuti è sempre stato quello dell’integrazione: come fare in modo che la convivenza di gruppi sociali e culturali così diversi potesse trasformarsi in collaborazione ed interazione? Una delle anime “storiche” dell’associazione MAMMAmà, Antonella Liccardo, fisica per mestiere e musicista per natura, ha pensato di provare con la musica. Con un occhio al modello delle bande di paese e uno ai grandi esperimenti di integrazione sociale attraverso l’educazione musicale (primo fra tutti il “Sistema” sperimentato in Venezuela da Josè Antonio Abreu), ha immaginato la ScalzaBanda, una banda aperta a tutti i bambini del quartiere. Il progetto, che sulle prime appariva quasi visionario, ha preso forma grazie all’entusiasmo contagioso di Antonella e del manipolo di organizzatori e musicisti che lo hanno immediatamente fatto proprio; la Fondazione Banco di Napoli per l’Infanzia lo ha in parte finanziato, per il resto si è ricorso a donazioni di sostenitori. Dopo poco più di un anno dal suo varo, la ScalzaBanda coinvolge una trentina di bambini, suddivisi in cinque classi di strumento: flauto, clarinetto corno francese, tromba e percussioni. Una ventina di bambini più piccoli — dai 5 agli 8 anni — segue invece corsi di propedeutica musicale e ha dato vita alla ScalzaBandina. A partire da ottobre è nata la ScalzaBandona, aperta ad adulti principianti che seguono lo stesso programma dei bambini e si esibiscono con loro in occasione di feste e parate di quartiere; un’altra novità degli ultimi mesi è stato il maggiore coinvolgimento di bambini immigrati o nati qui a Napoli da genitori immigrati. Basta assistere a una prova nella chiesa delle Scalze o a una delle esibizioni pubbliche della banda per dire che l’esperimento sta riuscendo meglio di quanto si potesse immaginare. Si respirano allegria e senso di affiatamento, ed è forte la sensazione che ogni componente della banda sa di far parte di un organismo, ha ben chiaro che il proprio contributo serve a creare un lavoro di insieme, indipendentemente dalle differenze di comportamento e di codici. Tutto ciò influisce naturalmente anche sulle relazioni tra gli abitanti del quartiere: tra i bambini, certo, ma anche tra i genitori e nelle relazioni tra bambini ed adulti. Un progetto del genere ha bisogno di sostenitori pronti a coglierne e valorizzarne il significato. Proprio ieri (il 28 marzo) è stato rappresentato in un gremitissimo teatro San Ferdinando lo spettacolo “Cyrano de Bergerac”, che ha visto sul palcoscenico la ScalzaBanda al completo e Stefano Benni, straordinario divulgatore e lettore del classico di Rostand e generoso sostenitore della banda, visto che l’incasso della serata sarà interamente devoluto al progetto. Molti adulti in platea erano naturalmente emozionati; ma i bambini hanno affrontato lo spettacolo con una serenità sorprendente, divertendosi insieme e dandosi forza a vicenda mentre eseguivano le complicate musiche composte per loro da Giancarlo Sanduzzi.
A vederli, appariva evidente che non si trattava di tanti piccoli musicisti, ma di una sola grande banda.
(Articolo di Raffaella Bosso)
Neapel - passion och musik i Vesuvius skugga
Napoli - passione e musica all’ombra del Vesuvio
Sveriges Radio [9 marzo 2013]
Neapel sjuder av ljud och musik. Följ med på en runda från FC Napolis kokande fotbollsstadion till de surrande smala gränderna i Quartieri Spagnoli och Centro Storico.
Vi möter sjungande byggnadsarbetare, en ung operasångerska på Fondazione Pietà de’Turchini, Centro di Musica Antica. Vi träffar bland andra de improviserande hiphoparna i Sangue Mostro, kören Ensemble Vocale di Napoli och hamnar på virvlande Tammuriatadans med sång och tamburin.
Neapel är Scarlatti, Rossini, Pergolesi och smäktande smörsång men det är också en vibrerande storstad med gatuförsäljare från Afrika och Asien. Här råder en tung arbetslöshet, korruption och maffia. I Stadens musik nosar vi på en del av detta.
(Producerat av Lars Mogensen, Lokatt Media)
Musiken i programmet:
Tarantella Trasfigurata med Circolo artistico. Kompositör Francesco D’Errico
Mare di napoli med Pietra Montecorvino
Skalövningar med Angela de Lucia, elev på Fondazione Pietà de’Turchini, Centro di Musica Antica. Hon finns på youtube: http://www.youtube.com/watch?v=BhqT-XJtuNI
O sole mio med pizzeriaägaren Antonio Parciale
Fuoco nel fuoco (Eros Ramazzotti) med byggnadsarbetaren Daniel Aniello
Barnens klarinetter i la Scalza banda, en ungdomsorkester för barn i socialt utsatta kvarter. http://www.scalzabanda.org
O vos omnes, (Carlo Gesulado) Oxford Camerata.
Goditi pur novo terren quel lauro, 1500-talsmadrigal med Ensemble Vocale di Napoli. http://www.ensemblevocalenapoli.com/
Napulitan med bandet Jovine.
Lusingame av Nino Taranto med Monica Assante di Tatisso.
Övningar på oud med eleven Camille Jouany och hennes lärare Gianluca Campanino vid Fondazione Pietà de’Turchini, Centro di Musica Antica. http://www.turchini.it/it/
Tamorra Project av Dario Candela med Circolo Artistico ensemble. http://www.ilcircoloartistico.com
In Italia med Sangue Mostro.
Tammuriata med Gerardo Amarante - Gerardenella - och dansarna i gruppen Spaccapaese.
Napoli è piena di suoni e musica. Unisciti a noi per un giro al bollente stadio di calcio del Napoli FC e per le strade strette e ronzanti dei Quartieri Spagnoli e del Centro Storico.
Incontriamo il canto di un operaio edile, una giovane cantante d’opera alla Fondazione Pietà de’Turchini, Centro di Musica Antica. Incontriamo, tra gli altri, l’improvvisazione hip hop dei Sangue Mostro, il Coro Ensemble Vocale di Napoli e finiamo con la vorticosa danza della Tammuriata con voce e tamburello.
Napoli, Scarlatti, Rossini, Pergolesi e voci languide come il burro, ma anche una città vivace, con venditori ambulanti provenienti dall’Africa e dall’Asia. Ci sono una forte disoccupazione, la corruzione e la mafia. Annusiamo la città e la musica che ne è parte.
(Prodotto da Lars Mogensen, Lokatt Media)
La musica trasmessa nel programma:
Tarantella Trasfigurata con il Circolo artistico. Compositore Francesco D’Errico
Mare di Napoli con Pietra Montecorvino
Esercitazioni su scala reale con Angela de Lucia, una studente della Fondazione Pietà de’Turchini, Centro di Musica Antica. http://www.youtube.com/watch?v=BhqT-XJtuNI
O sole mio alla pizzeria di Antonio Parciale
Fuoco nel fuoco (Eros Ramazzotti) con l’operaio edile Daniele Aniello
I clarinetti dei bambini de la ScalzaBanda, un’orchestra giovanile per i bambini dei quartieri svantaggiati. http://www.scalzabanda.org
O vos omnes (Carlo Gesulado) Oxford Camerata.
Goditi pur novo terren quel lauro, madrigale del 1500 con l’Ensemble Vocale di Napoli. http://www.ensemblevocalenapoli.com
Napulitan con Jovine e il suo gruppo.
Lusingame da Nino Taranto con Monica Assante di Tatisso.
Esercizi di oud con la studente Camille Jouany e il suo insegnante Gianluca Campanino presso la Fondazione Pietà de’Turchini. http://www.turchini.it/it/
Progetto Tammorra di Dario Candela con il Circolo Artistico Ensemble. http://www.ilcircoloartistico.com
In Italia con Sangue Mostro.
Tammuriata con Gerardo Amarante - Gerardenella - e i ballerini del gruppo Spaccapaese.
Benni superstar a Montesanto tra i ragazzi della ScalzaBanda
Per l’orchestra giovanile concerto al San Ferdinando
Il Mattino [3 marzo 2013]
Fisica teorica e solfeggio. Modelli matematici e accordi in fa maggiore. Antonella Liccardo è da tutta una vita che si divide tra il lavoro di ricercatrice in Fisica alla Federico II e la musica. Diplomata al Conservatorio di Benevento in pianoforte e pensa a un progetto corale perché «musica è condivisione». Così inizia a divertirsi suonando e, prova e riprova, ecco la grande occasione che aspettava da tempo: «Nel gennaio scorso partecipiamo con le associazioni Forum Tarsia e Mammamà a un bando della Fondazione Banco di Napoli per l’Assistenza all’Infanzia. Lo vinciamo e con i fondi ottenuti appena un mese dopo il sogno di ScalzaBanda diventa realtà».
Liccardo ha ideato, organizzato e coordinato il progetto «ma senza tutti gli altri che vi partecipano, non si sarebbe mai potuto realizzare». E gli altri sono Fabiomassimo Poli, Manuela Albano, Marta Porzio, Lorenzo Ceriani a cui si aggiungono gli insegnanti di strumenti come Francesca Bonazzoli, Luca Iovine, Vincenzo Leurini, Francesco Paolo Manna, Antonella Marino, Roberto Natullo, Rosa Linda Sannolo, Roberta Andalò, Giancarlo Sanduzzi e via via tanti altri volontari. Tutti coinvolti in un progetto per la formazione di una banda musicale di bambine e bambini del quartiere Montesanto. In un anno sono coinvolti bambini provenienti da contesti socioeconomici molto differenti tra loro. Ci sono figli di professionisti napoletani, quelli di extracomunitari, c’è chi presenta problematiche sociali di diverso tipo e non mancano alcuni bambini diversamente abili.
«L’obiettivo principale del progetto ScalzaBanda — spiega Liccardo — è quello di realizzare un percorso di integrazione sociale attraverso la pratica musicale collettiva. Perché senza integrazione non c’è convivenza». E in pochi mesi i risultati non tardano ad arrivare. Dopo appena tre mesi dalla prima lezione di strumento, la ScalzaBanda si esibisce alla Casina Pompeiana per la Festa della Musica, al Parco Ventaglieri alla Festa d’Estate, e al teatro San Ferdinando durante le giornate di studio “La mappa e il territorio” organizzate dai Maestri di strada.
«È incredibile quanto la musica aggreghi le persone. Fino a ieri c’erano bambini che non socializzavano tra loro pur abitando a pochi metri di distanza e oggi giocano e condividono spazi insieme, riuscendo ad avvicinare anche i loro genitori». In ScalzaBanda, composta da cinque classi di strumenti (clarinetto, flauto traverso, corno francese, percussioni e tromba) ci sono infatti 30 bambini dagli 8 ai 13 anni, capoverdiani, cileni, colombiani, albanesi, che ben si integrano con i loro coetanei napoletani. «Soddisfatti dei risultati ottenuti, abbiamo ampliato il progetto coinvolgendo altre fasce d’età», ammette Liccardo. Nascono così ScalzaBandina per 17 bimbi sotto gli 8 anni, e ScalzaBandona per 36 adulti. Tutti del quartiere Montesanto, tutti autodidatti. «Alle nostre attività partecipano persone dai 5 ai 71 anni. La veterana è Eliana che lo scorso Carnevale ha sfilato con la grancassa nel rione».
E il progetto supera le barriere del quartiere e inizia a farsi conoscere anche fuori Napoli. Se ne innamora uno scrittore dall’animo sensibile come Stefano Benni che il 28 marzo (ore 19) al teatro San Ferdinando (ma quasi sicuramente ci sarà una replica il 29) sarà protagonista di un reading con la ScalzaBanda della sua versione del «Cyrano de Bergerac», a cui si è aggiunto come special guest Fausto Mesolella. L’incasso sarà devoluto totalmente al progetto, perché quest’anno purtroppo la Fondazione Banco di Napoli non ha riproposto il bando. Con il biglietto si contribuirà alla realizzazione di un sogno che coinvolge un intero quartiere. E forse dell’intera città.
(Mariagiovanna Capone — Foto di Gianni Fiorito)
Benni e i ragazzi di Montesanto: in scena “Cyrano de Bergerac”
la Repubblica NAPOLI.it [8 febbraio 2013]
Attacca banda, si suona “Cyrano de Bergerac”. In scena c’è Stefano Benni. Appuntamento il 28 marzo, alle 19, al teatro San Ferdinando. È qui che lo scrittore bolognese racconterà la sua versione del capolavoro di Edmond Rostand, pubblicata dal Gruppo Editoriale L’Espresso e dalla Scuola Holden. Ad accompagnarlo musicisti d’eccezione tra i 5 e i 26 anni. Sono i 47 ragazzi della “Scalzabanda”, esperimento d’integrazione sociale iniziato l’8 febbraio scorso nel quartiere di Montesanto. Alle prese con flauti, tamburi, corni e clarinetti ci sono la trombettista Iolanda, 10 anni, nata nel centro storico partenopeo e Marvin “tutto ricci”, 5 anni, di Capoverde. Insieme, senza differenze. Il bello della banda, dice Iolanda “polmoni d’acciaio”, è poter suonare sì, ma con gli altri. “Il nostro modello sono le bande di paese — spiega Antonella Liccardo, mamma del progetto — e l’idea era usare la musica per far incontrare mondi che coesistono, senza però interagire tra loro. Il nostro è un quartiere molto eterogeneo, non solo per le diverse nazionalità che ci convivono ma anche per estrazione sociale. Oggi posso dire che ci siamo riusciti”. L’incasso della serata sarà devoluto alla “Scalzabanda” (testo rosita rijtano — foto gianni fiorito).
Intervista a Stefano Benni
Mirto Notizie Glocali [14 novembre 2012]
Angeli ribelli chi sono oggi? (piccola digressione su La Traccia dell’Angelo)
C’è rimasto qualcuno (vivente non già un angelo) che ha un tale senso di responsabilità, da dovere fare di più per gli altri. Forse potrebbero essere considerati proprio i giovani, angeli che vorrebbero dare di più (sarebbe un messaggio importante per una volta alla luce delle infelici uscite di qualche ministro, essere elogiati da Stefano Benni).
Incontro persone straordinarie ogni giorno. Mi riesce difficile fare una graduatoria. Posso citare gli immigrati e i giovani italiani che lavorano insieme a Harambè. Un’associazione che si occupa dei diritti dei migranti, non solo a parole, ma con iniziative concrete come borse di studio. Io collaboro con loro da anni.
Il suo pensiero su Napoli.
È diventata più triste.
Come nasce la simbiosi con la ScalzaBanda?
Fabio Poli, uno degli organizzatori, è stato il fondatore del mio sito www.stefanobenni.it e poi è diventato mio grande amico. Siccome cura il mio sito gratis da anni, il meno che potevo fare era aiutarlo in questo suo bel progetto.
La ScalzaBanda è una banda musicale composta da bimbi del quartiere Montesanto. Un progetto iniziato lo scorso febbraio che coinvolge 50 bambini dai 5 ai 14 anni provenienti da contesti molto eterogenei. Stefano Benni ha scritto per la ScalzaBanda i testi del Cyrano De Bergerac, uno spettacolo che andrà in scena la primavera che verrà.
(Elena Petruccelli)
Abreu a Ravello. Lo aspettano i giovani musicisti di Scampia
Alla prova aperta anche i ragazzi del gruppo ScalzaBanda di Montesanto
Il Mattino [14 settembre 2012]
Un omaggio a Verdi con Sinfonie e ouverture da «Nabucco», «La forza del destino» e «I Vespri Siciliani», poi la Decima di Shostakovich. Si cimentano con un programma impegnativo i ragazzi dell’Orchestra Giovanile di Caracas diretti da Paredes che domani chiudono il Ravello Festival. In tournée europea l’ensemble composto da un centinaio di ragazzi dai 14 ai 22 anni, arriva per la prima volta in Italia accompagnato dal suo mentore e fondatore, José Antonio Abreu che domani riceverà un premio in Comune e poi, ospite della Fondazione Ravello, parteciperà ad un incontro con il pubblico.
Ideatore e creatore del «Sistema» che in Venezuela ha dato origine in trent’anni a circa 280 gruppi e orchestre, Abreu coinvolge attualmente con il suo progetto più di 350mila giovani inserendoli nel mondo della musica, aiutandoli nella maggioranza dei casi a riscattarsi da un futuro di degrado e violenza. Un’opera, la sua, che dal Sud America si sta rapidamente diffondendo in tutto il mondo e soprattutto in aree difficili tant’è che è stato candidato — ed è uno dei più accreditati — al Nobel per la Pace, il cui vincitore sarà annunciato il prossimo 12 ottobre ad Oslo.
Ad accogliere Abreu e i ragazzi venezuelani stasera nell’Auditorium Niemeyer per una prova aperta del loro concerto, arriveranno da Napoli più di duecento appartenenti a orchestre giovanili. Dal Conservatorio di Benevento, di Avellino, dalla Sanità. Con loro anche il coro degli «Angiulilli» creato dall’Associazione Scarlatti e i due primi nuclei napoletani di ensemble che fanno capo al «Sistema» in Italia collegati a Federculture curati da Eugenio Ottieri e Antonio Florio: uno è di Scampia e si chiama in modo emblematico «Musica Libera Tutti» e uno di Montesanto, «la ScalzaBanda».¹
«La filosofia del “Sistema” è seminare valori come la disciplina, lo stare insieme, l’onestà e la solidarietà», spiega Dietrich Paredes, 32 anni, cresciuto come violinista in uno dei nuclei di Caracas, poi solista e da qualche anno direttore d’orchestra tra i più promettenti del progetto che ha già sfornato star del calibro di Dudamel e Matheuz. Oltre a Verdi e Shostakovich prepara per il pubblico di Ravello una sorpresa: un brano di Wagner o di un musicista popolare sudamericano. «A Ravello — promette — siamo pronti a dare l’anima». Un nonno tedesco di cui porta il nome, Paredes è convinto che «il lavoro in équipe aiuta i giovani a formarsi una responsabilità» perché per far carriera nel mondo della musica servono «la disciplina e la dedizione totale, anche se la passione e il talento coronano lo sforzo». Sempre che si capiti sotto la protezione di un maestro come Abreu: «Per me e per moltissimi venezuelani è un Padre, una guida motivata, esigente e piena di saggezza. È un esempio per ciascuno dei nostri, non ci sono parole per descrivere tutte le cose positive che ha fatto per il nuestro País».
(Donatella Longobardi)
¹ Nota: la ScalzaBanda non è curata da Eugenio Ottieri e Antonio Florio, e ad oggi non si è costituita come “nucleo”.
Chi fermerà la musica?
La ScalzaBanda: nasce nei quartieri, è multicolore, divertente e formativa
Un Pediatra Per Amico [Anno XII n. 2/2012]
Mancano ancora 20 minuti al primo incontro della ScalzaBanda, la banda musicale dei bambini di Montesanto di Napoli, e Iolanda è già qui. Ha nove anni, vive con la mamma in 20mq a livello strada. Quando le abbiamo proposto di partecipare alla presentazione del progetto è stata entusiasta e infatti è venuta e chiede subito di suonare la tromba. Pochi minuti dopo il suo arrivo, è impegnata nel tentativo di cavare un suono dal corno francese. Una determinazione e una concentrazione straordinarie.
Anche Isan ha nove anni, viene dallo Sri Lanka, ha accompagnato il fratellino Ivan. Dopo aver vinto le sue resistenze, restiamo tutti a bocca aperta nel sentire il suo duetto al rullante con il maestro Francesco, anche lui impressionato dal suo inequivocabile talento ritmico.
Poi ci sono i piccoli di sette anni: Mattia che, a dispetto della sua età, riesce a far suonare al primo colpo qualunque fiato; Zoe che da grande vuole fare il direttore d’orchestra, Matteo e Daniele pieni di domande e curiosità: “quanto è lungo il tubo di cui è fatto il corno se lo si srotola?”, “Perché il corno si chiama corno?”, “A che serve l’ancia del clarinetto?”, “Da dove esce il suono del flauto?”.
Patrizia, Roberta e Marika, invece, frequentano le scuole medie e sono le bambine più grandi. Hanno dodici anni e il trucco sui loro visi tradisce il desiderio di appartenere al mondo grandi, a questa età l’idea di stare con bambini più piccoli non le entusiasma per niente. Ma appena iniziano a suonare sembrano dimenticarsene.
UNA DIVERSITÀ NELLA DIVERSITÀ
La differenza d’età è una cosa comune nelle bande dove, usualmente, si mescolano generazioni diverse. Ma la ScalzaBanda ha in sé un ulteriore elemento di diversità: i nostri bambini, oltre ad avere età differenti, appartengono anche a mondi diversi, diversi sono i paesi di provenienza dei genitori, diverse le estrazioni socio-culturali e le condizioni economiche. Integrazione è la parola d’ordine.
Un obiettivo ambizioso in un quartiere eterogeneo come Montesanto, posizionato nel cuore di Napoli. Qui non è accaduto quello che è accaduto nella maggior parte delle città, Napoli non ha espulso la parte più svantaggiata del suo popolo dal centro storico, ma l’ha inglobata nel suo ventre attraverso un processo di verticalizzazione, in virtù del quale le famiglie poco abbienti vivono nei ‘bassi’ e le famiglie più avvantaggiate nei piani alti dei palazzi, dai quali è possibile godere di panorami mozzafiato.
La convivenza non è semplice. Sono mondi paralleli, che si sfiorano nella quotidianità senza mai veramente mescolarsi. Il progetto della ScalzaBanda è una sfida enorme: quella di fornire ai bambini di questo quartiere uno spazio d’incontro concreto, l’opportunità di vivere insieme un’esperienza che diventi nel tempo patrimonio stabile della comunità.
MA COME È INIZIATA QUESTA AVVENTURA?
Quella della banda è un’idea che ho in mente da anni. L’esperienza personale mi ha insegnato che il vero piacere della musica sta nel suonare insieme agli altri e da mamma ho desiderato che le mie figlie avessero l’opportunità di imparare a suonare insieme ad altri, divertendosi. Inoltre, credo che la banda sia un’esperienza educativa di altissimo valore: il bambino si esercita alla costanza, all’autocontrollo, alla concentrazione, alla disciplina, impara ad apportare il proprio contributo nel gruppo senza sopraffare gli altri, ad ascoltare gli altri. La banda, inoltre, è un efficace strumento di recupero per i ragazzi in situazioni di disagio, come dimostrano le encomiabili esperienze delle orchestre giovanili e infantili venezuelane del Sistema Abreu. E le situazioni di disagio a Napoli non mancano.
Ma le bande in un contesto urbano sono rarissime. La cultura della banda, infatti, esiste nei comuni più piccoli, dove assolve da sempre il compito di portare la musica fuori dai grandi teatri e farla conoscere alla gente comune. è invece poco diffusa nei contesti metropolitani, dove la pratica e l’ascolto della musica avvengono nei teatri, nei conservatori e nelle strutture private e a pagamento. Di conseguenza la possibilità di avvicinarsi alla musica da parte dei bambini appartenenti ai ceti sociali più deboli è molto rara.
Da qui l’idea di provare a far nascere una banda musicale di quartiere, proprio nella tradizione delle bande di paese, facendone nello stesso tempo un’occasione di integrazione sociale.
Il primo passo è stato la ricerca di insegnanti che condividessero il senso sociale del progetto, poi si è iniziato a cercare i bambini, reclutati attraverso l’aiuto delle scuole e nei vicoli del quartiere; ora abbiamo bisogno degli strumenti. L’impresa è ardua, gli ostacoli infiniti e le risorse, come sempre, insufficienti. Ma l’entusiasmo è contagioso. La gioia che abbiamo visto dipingersi sul volto dei bambini che hanno potuto maneggiare per la prima volta nella loro vita degli strumenti veri come il clarinetto, la tromba, il flauto traverso, il corno e le percussioni, ripaga di ogni fatica. Presto cominceremo i laboratori di canto corale e di ascolto guidato di musica classica e non vediamo l’ora di accompagnare i bambini in teatro ad assistere a concerti e opere liriche presso le Istituzioni musicali che vorranno condividere il nostro progetto.
Ma, soprattutto, non vediamo l’ora di vedere i nostri bambini suonare tutti insieme, segnando con la loro presenza le occasioni più importanti della vita della comunità. Questo è l’obiettivo più alto della ScalzaBanda: costruire attraverso la musica un percorso di definizione di valori sociali condivisi e partecipati nell’ambito della nostra comunità-quartiere. Speriamo di farcela!
(Antonella Liccardo)